Nei prossimi mesi, il Sole si avvicinerà al punto massimo della sua attività, ossia il picco di ciascun ciclo solare che si ripete più o meno ogni 11 anni. Un momento di particolare interesse astronomico, dato che ogni picco coincide con le perturbazioni più violente che dal Sole investono i pianeti del Sistema Solare. Questo momento vede la formazione sulla superficie della nostra stella di enormi macchie solari, scatenando potenti brillamenti solari ed espulsioni di massa coronale (Cme).

Vista ravvicinata delle macchie solari e dei filamenti solari. Crediti immagine: Mark Johnston

L’astrofotografo americano Mark Johnston, vicepresidente della Phoenix Astronomical Society, ha immortalato alcuni di questi fenomeni negli straordinari scatti realizzati con un dettaglio eccezionale dal suo giardino di Scottsdale, in Arizona.
Scattate il 2 luglio, le immagini immortalano lo spettacolo della cromosfera caratterizzata da prominenze solari e filamenti in eruzione.

Nella prima immagine ravvicinata si può notare una coppia di macchie solari prominenti accanto ad archi di plasma incandescenti, noti come filamenti, che si sono staccati dalla superficie. Il grande quadrato scuro di plasma che si vede nella parte bassa della foto è abbastanza grande da coprire 25 Terre.

Spicule piumose e prominenze solari. Crediti immagine: Mark Johnston

Nella seconda immagine si può vedere un getto costituito da prominenze solari, che sembrano attraversare la superficie del Sole. Queste prominenze si chiamano spicule e fanno sembrare la superficie del Sole come un vasto prato infuocato. Abbondanti e molto vicine, come i fili di erba, le spicule più piccole possono raggiungere una lunghezza di 9.600 chilometri prima di collassare sulla superficie del Sole, ed eruttano getti di materiale solare alla velocità di 96 km al secondo.

Per realizzare questi scatti, Johnston ha utilizzato un telescopio rifrattore da 160 mm a idrogeno alfa-modificato e una fotocamera monocromatica ad alta velocità per catturare 2000 fotogrammi da 10 millisecondi per ogni immagine. Poi, in post-produzione, i migliori 200 fotogrammi di ogni scena sono stati uniti per creare un’unica immagine.