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La squadra dei cacciatori di pianeti extrasolari cresce: il nuovo componente è l’osservatorio a raggi X Chandra della Nasa che, secondo gli astrofisici, può essere impiegato per analizzare se tali mondi possano essere eventualmente abitabili o meno. Lo studio relativo a questo utilizzo di Chandra è stato presentato al 244° convegno dell’American Astronomical Society, che si è tenuto la scorsa settimana. Gli autori del saggio, infatti, hanno impiegato Chandra per studiare le radiazioni emesse da stelle vicine proprio per capire quanto esse possano influire sui loro sistemi planetari: i raggi X e la luce ultravioletta, a determinati livelli, sono in grado di danneggiare l’atmosfera di un esopianeta, riducendo la possibilità di supportare forme di vita.

«Senza caratterizzare i raggi X dalle stelle ospiti perderemmo un elemento chiave per comprendere se un pianeta possa essere realmente abitabile o meno – ha dichiarato Breanna Binder della California State Polytechninc University, che ha coordinato lo studio – Abbiamo necessità di verificare le dosi di raggi X che questi pianeti ricevono». A questo link il video della presentazione. Al momento, il team della ricerca ha esaminato 57 stelle vicine, analizzando alcuni parametri tra cui la lucentezza, l’energia delle loro emissioni di raggi X e la velocità con cui esse cambiano a causa dei brillamenti stellari. Il risultato dell’indagine evidenzia l’esistenza di stelle in cui l’ambiente ‘toccato’ da tali emissioni è simile o addirittura più mite di quello in cui si è evoluta la Terra; queste condizioni, secondo gli studiosi, possono avere una notevole influenza nel sostenere un’atmosfera ricca come quella del nostro pianeta.

Tra le 57 stelle prese in esame, solo poche possono vantare la presenza di mondi potenzialmente abitabili; tuttavia, gli astrofisici ritengono che siano numerosi i pianeti con queste caratteristiche e che attendano solo di essere scoperti. Per esempio, ad oggi sono stati individuati più di 5500 esopianeti, ma ve ne sono quasi 10mila classificati come ‘candidati’ in fase di valutazione. L’utilizzo dei dati di Chandra, secondo gli scienziati, può essere un valido aiuto nel perfezionare i parametri di ricerca e i target da studiare e potrebbero consentire di ottenere più rapidamente la prima immagine di un pianeta simile alla Terra. L’osservatorio a raggi X della Nasa è in buona compagnia: anche l’Esa sta utilizzando i dati del suo telescopio spaziale a raggi X Xmm-Newton per questo tipo di ricerca.

In alto: la mappa delle stelle vicine al Sole utilizzata nello studio (Crediti: Cal Poly Pomona/B. Binder – illustration: Nasa/Cxc/M.Weiss)