Il passato di Marte sarebbe molto più tumultuoso del previsto. A suggerirlo è un nuovo studio dell’Università dell’Arizona che, combinando immagini e misurazioni radar effettuate dalla sonda Mars Reconnaissance Orbiter (Mro) di Nasa, ha ricostruito in 3D e in modo dettagliato ogni singola colata lavica sotto il suolo di Elysium Planitia. Questa regione piatta rappresenta il terreno vulcanico più giovane di Marte.
La ricerca, pubblicata su Journal of Geophysical Research, ha rivelato più di 40 eventi vulcanici, facendo emergere che una delle colate più grandi avvenute nella regione sia stata in grado di riempire di basalto la valle chiamata Athabasca Valles per un volume pari a 4.000 km³.

Il team ha analizzato un’area estesa quanto tutta l’Europa studiando il sottosuolo marziano fino a 140 metri di profondità. L’indagine si è basata sui dati del radar Sharad (Shallow Radar), strumento a bordo di Mro sviluppato in Italia e fornito dall’Asi.
Lo studio dell’Università dell’Arizona ha fornito il resoconto più completo del vulcanismo geologicamente recente su un pianeta diverso dalla Terra. L’analisi delle colate ha rivelato che Elysium Planitia è composta da basalto, il tipo di lava più comune sulla Terra.

«La combinazione dei dati ci ha permesso di ricostruire una visione tridimensionale dell’area di studio, compresa la topografia prima che la lava eruttasse da molteplici fessure e riempisse bacini e canali precedentemente scavati dall’acqua corrente», afferma Joana Voigt, primo autore dello studio.

L’indagine ha rivelato che l’area ha sperimentato diverse grandi inondazioni d’acqua e ha fornito ampie prove dell’interazione tra la lava fuoriuscita dal sottosuolo e l’acqua o il ghiaccio che una volta si trovavano in questa regione. L’incontro tra lava e acqua avrebbe causato esplosioni di vapore, fenomeni che potrebbero aver creato, secondo gli esperti, ambienti idrotermali favorevoli alla vita microbica. La scoperta del nuovo studio assume così un valore fondamentale per la ricerca delle tracce lasciate su Marte dalla vita passata.

La scoperta ha rivelato inoltre informazioni fondamentali per quanto riguarda il movimento che in passato l’acqua potrebbe aver subito su Marte per mano dell’attività vulcanica. Oltre all’acqua contenuta nel magma che viene scagliata nell’atmosfera e poi congelata in superficie, un’eruzione vulcanica può, infatti, consentire un rilascio catastrofico di acque sotterranee in superficie. Queste nuove informazioni costituiscono importanti indizi per capire dove l’acqua potrebbe trovarsi oggi sul Pianeta Rosso.

«Quando c’è una crepa nella crosta marziana, l’acqua può fluire in superficie – afferma Christopher Hamilton, coautore dello studio – A causa della bassa pressione atmosferica, è probabile che l’acqua venga letteralmente fatta bollire. Ma se c’è abbastanza acqua che fuoriesce, è possibile che si verifichi un’enorme inondazione che attraversa il paesaggio e scolpisce le enormi caratteristiche che vediamo».

La ricerca conferma così che aree precedentemente ritenute finora meno interessanti dal punto di vista scientifico, in quanto geologicamente più omogenee, possano in realtà svelare molti segreti del passato di Marte.

 

Immagine in evidenza: Le fratture del paesaggio delle Fosse di Cerbero, situate nella vasta pianura Elysium Planitia su Marte, tagliano colline e crateri, indicando la loro relativa giovinezza. Un nuovo studio, che fornisce la mappa tridimensionale più dettagliata delle caratteristiche vulcaniche di quest’area, traccia un quadro di Marte come pianeta dal passato geologico molto più tumultuoso di quanto si pensasse. Credito: Esa/Dlr/Fu Berlino