Il campione prelevato sull’asteroide Ryugu dalla missione Hayabusa2 di Jaxa è per noi una finestra per studiare l’inizio del nostro Sistema Solare. Ryugu è infatti ciò che rimane di un embrione planetario, un piccolo corpo che non è mai riuscito a evolversi in un pianeta di dimensioni maggiori. Ryugu appartiene quindi alla categoria di asteroidi che conserva il materiale più antico del Sistema Solare. Dal suo studio possiamo dunque ottenere informazioni sulla composizione dei piccoli corpi ricchi di acqua e carbonio del nostro sistema planetario.

Da quando i suoi campioni sono stati consegnati alla Terra, nel dicembre di tre anni fa, sono state numerose le analisi che hanno cercato di confrontare le caratteristiche chimiche di queste polveri con quelle dei meteoriti più primitivi, ossia le condriti, derivati da asteroidi simili.
A differenza di questi corpi caduti sulla Terra, i campioni di Ryugu hanno evitato l’interazione con l’ossigeno e l’acqua dell’atmosfera terrestre rimanendo così inalterati.

Un team dell’Università di Tohoku, in Giappone, è riuscito ad analizzare a i campioni di Ryugu attraverso una modalità innovativa che ha evitato di esporli all’atmosfera terrestre, garantendo così la conservazione delle loro condizioni originali.
Sfruttando la spettroscopia di riflettanza, tecnica che collega le analisi di laboratorio delle meteoriti alle osservazioni degli asteroidi, il team ha quindi confrontato i campioni incontaminati di Ryugu con i meteoriti alterati in ambienti terrestri.

Il lavoro ha mostrato che riscaldando a 300 C° le condriti terrestri si ottengono informazioni sulla mineralogia molto simili a quella dei campioni di Ryugu. Secondo i ricercatori, infatti, la differenza spettrale tra le rocce di Ryugu e i meteoriti più antichi, rilevata in precedenti ricerche, sarebbe causata in verità dall’alterazione ed erosione dovuta agli agenti atmosferici terrestri con cui le rocce hanno interagito durante la loro caduta verso la superficie terrestre. 

«Questo studio apre nuove strade per la comprensione della composizione e dell’evoluzione dei piccoli corpi del nostro sistema solare – afferma Kana Amano dell’Università di Tohoku e coautrice del lavoro – Considerando l’impatto degli agenti atmosferici terrestri sui meteoriti, possiamo affinare le nostre interpretazioni delle composizioni degli asteroidi e far progredire la nostra conoscenza della storia iniziale del Sistema Solare».

 

Immagine in evidenza: Immagini ottiche del campione Ryugu (a sinistra) e della condrite CI (Orgueil; a destra). Crediti: Jaxa e Kana Amano et al.