È un’area scura, opaca e densa in cui le stelle si formano a un ritmo estremamente basso: sono queste le caratteristiche che hanno fatto guadagnare il soprannome di ‘Mattone’ (‘The Brick’) a una zona situata al centro della Via Lattea che è stata osservata dal telescopio Webb.

Il ‘Mattone’ (che in realtà si chiama G0.253+0.016) è al centro di un nuovo studio di The Astrophysical Journal (articolo: “Jwst Reveals Widespread CO Ice and Gas Absorption in the Galactic Center Cloud G0.253+0.016”); l’indagine è stata svolta da un gruppo di lavoro internazionale, coordinato dal Dipartimento di Astronomia dell’Università della Florida, e si è basata sui dati dello strumento NirCam (Near InfraRed Camera) del Webb. La regione, tra le più studiate della nostra galassia, per lungo tempo è stata un vero rebus per gli astronomi. Infatti, trattandosi di una nube ricca di gas denso, dovrebbe essere un ambiente ideale per la nascita di nuovi astri, mentre in realtà avviene il contrario: i livelli di formazione stellare sono inaspettatamente bassi.

Grazie alla sensibilità del Webb nell’infrarosso, il team della ricerca ha potuto dare un’occhiata nel ‘Mattone’ scoprendo una quantità di monossido di carbonio ghiacciato più elevata rispetto a quanto ritenuto precedentemente. Tuttavia, il gas della nube è più caldo in paragone a quello di altri oggetti celesti della stessa categoria e questo dettaglio incide sui processi di formazione stellare. I risultati delle osservazioni di NirCam, secondo gli scienziati, mettono alla prova le attuali conoscenze riguardanti la quantità di monossido di carbonio presente nel ‘cuore’ della Via Lattea e il rapporto critico tra gas e polveri: ambedue i parametri appaiono inferiori rispetto a precedenti ipotesi.

Con queste osservazioni il telescopio Webb – spiega il gruppo di lavoro – sta schiudendo nuovi percorsi per misurare le molecole allo stato solido (il monossido di carbonio ghiacciato), offrendo una visione più completa sulla collocazione delle molecole e sulle modalità con cui vengono trasportate. Il team, dopo questi primi risultati, intende proseguire le attività di ricerca sulla natura del ghiaccio interstellare, un ingrediente che – insieme alle polveri – entra nella composizione di comete e pianeti. Il Webb, quindi, ha messo a segno un altro brillante traguardo e si appresta a festeggiare – il prossimo 25 dicembre – due anni nello spazio.

In alto: il ‘Mattone’ visto dal telescopio Webb con un filtro che ha rimosso le stelle (Crediti: Adam Ginsburg)