Il campo magnetico solare, su piccola scala, cambia di direzione in modo più complesso di quanto pensato finora. Lo suggerisce uno studio della Queen’s University di Belfast che ha individuato, per la prima volta, nuovi schemi di energia serpentiformi nel campo magnetico solare al fianco dei già noti loop, gli archi di gas che alimentano la corona solare.
La scoperta di questi ‘serpenti magnetici’, secondo i ricercatori, potrebbe modificare sostanzialmente la nostra comprensione di come avviene il trasferimento di energia tra gli strati del Sole, fornendo così nuove informazioni sul paradosso della corona solare. Questo fenomeno controintuitivo vede l’atmosfera solare raggiungere temperature fino a circa 2 milioni °C, molto più elevate di quelle della superficie del Sole.
Per molto tempo, si è cercato di rispondere a questo quesito indagando i processi dinamici del campo magnetico solare che si manifestano attraverso l’organizzazione a loop della fotosfera. Questi archi coronali, insieme alle macchie solari e, ora, alle nuove strutture serpentiformi, costituiscono, infatti, le impronte che i deboli campi magnetici su piccola scala lasciano sulla luce emessa in loro presenza. Lo studio di queste tracce permette quindi di indagare indirettamente il campo magnetico solare.
I nuovi schemi serpentiformi sono stati individuati grazie alle osservazioni più dettagliate del campo magnetico del Sole mai ottenute, realizzate dal Dkist, il telescopio ottico solare più potente della Terra.
Osservando la fotosfera in un momento di assenza di perturbazioni, oltre a individuare 50 loop coronali, l’indagine ha scovato quella che è la prima prova di un modello più complicato attraverso cui il campo magnetico modificherebbe il proprio orientamento.
Questi schemi che ricordano dei serpenti sono le più complesse orientazioni del campo magnetico mai rivelate alle scale più piccole.
«Più complesse sono le variazioni su piccola scala della direzione del campo magnetico, più è plausibile che l’energia venga rilasciata attraverso un processo che chiamiamo riconnessione magnetica – quando due campi magnetici che puntano in direzioni opposte interagiscono e rilasciano energia che contribuisce al riscaldamento dell’atmosfera», afferma Ryan Campbell, primo autore dello studio.
Lo studio è pubblicato su The Astrophysical Journal Letters.