Nel nostro immaginario, l’invenzione della ruota è una delle tappe fondamentali dello sviluppo della tecnica umana. La foto di due ingegneri intenti ad analizzare una ruota potrebbe quindi non sembrare la più moderna delle immagini. E invece la ruota che vedete in alto ha almeno due caratteristiche che la rendono tecnologicamente molto avanzata: è stata realizzata con la stampa 3D, ed è il prototipo di una ruota lunare.
Al progetto hanno lavorato i ricercatori dell’Oak Ridge National Laboratory del Dipartimento dell’Energia statunitense, in collaborazione con la Nasa. Il team ha modellato il prototipo sulla base delle ruote del Volatiles Investigating Polar Exploration Rover, meglio conosciuto come Viper. Si tratta di un rover che la Nasa intende inviare sulla superficie lunare nel 2024, per mappare il ghiaccio e altre potenziali risorse al polo sud della Luna. La missione punta a contribuire a determinare l’origine e la distribuzione dell’acqua lunare, e a stabilire se dalla superficie si possa raccogliere una quantità d’acqua sufficiente per sostenere future colonie lunari.
Questo nuovo prototipo realizzato con la stampa 3D non sarà effettivamente utilizzato da Viper, ma è stato creato per soddisfare le stesse specifiche di progettazione. L’obiettivo è consolidare una tecnica – quella della stampa tridimensionale – che in futuro potrebbe permettere agli ingegneri della Nasa di raggiungere risultati simili con precisione maggiore e a costi ridotti. Sono previsti ulteriori test per convalidare il progetto e il metodo di fabbricazione prima di utilizzare questa tecnologia nella costruzione dei futuri rover lunari.
La stessa stampa 3D è una delle tecnologie considerate più promettenti da utilizzare anche direttamente sulla superficie del nostro satellite, per arrivare alla costruzione degli habitat lunari del futuro.
Immagine in apertura: L’ingegnere della Nasa Richard Hagen e il ricercatore dell’Ornl Michael Borish ispezionano un prototipo di ruota del rover lunare stampato in 3D presso la Manufacturing Demonstration Facility. Crediti: Carlos Jones/Ornl, Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti