Il programma Artemis ha l’obiettivo di riportare l’uomo sulla Luna nel 2024. In vista di questo importante traguardo, le agenzie spaziali e i loro partner commerciali stanno progettando i primi habitat lunari. Questa sfida ha ispirato architetti da tutto il mondo e in particolare un progetto, il Lunar Lantern, sviluppato dall’azienda americana Icon, ha attirato l’attenzione della Nasa. La proposta è attualmente esibita alla 17a Mostra Internazionale di Architettura presso il museo La Biennale di Venezia. Lunar Lantern è un avamposto lunare completo che sfrutta le risorse in situ e può essere costruito utilizzando stampanti 3D robotizzate automatizzate. L’habitat principale impiega tre componenti strutturali: un isolatore di base, cavi di tensione e uno scudo Whipple, un doppio guscio composto da un reticolo interno e pannelli di schermatura esterni.
Oltre a proteggere dagli estremi di temperatura, radiazioni e attività sismica, l’avamposto è dotato di piazzole di atterraggio con una particolare configurazione che permette di raccogliere la polvere, evitando che si disperda sulla superficie e interferisca con le operazioni. La polvere raccolta potrà poi essere utilizzata come materia prima per i robot, che useranno la regolite per modellare strutture stampate in 3D.
La Luna Lantern non è l’unico esempio di architettura spaziale presente alla Biennale. Anche l’Esa – in collaborazione con lo studio di architettura internazionale Som – ha presentato la sua proposta per un habitat lunare semi-gonfiabile completamente operativo, il Moon Village. Le due proposte sono indicative della volontà di integrare l’architettura spaziale nelle nostre vite quotidiane. Gli esperti ritengono che per la fine di questo decennio l’architettura destinata allo spazio influenzerà sempre di più il design architettonico e industriale, in attesa dei futuri habitat sulla Luna e su Marte.