Ha un diametro di circa 21 chilometri, è profondo poco più di 4 ed è una delle strutture che caratterizzano il polo meridionale della Luna: il cratere Shackleton, che deve il suo nome all’esploratore britannico Ernest Henry Shackleton.
Questa cavità, il cui centro dista solo 10 chilometri dal polo sud, è la protagonista di una nuova immagine appena resa nota dalla Nasa. Si tratta di una foto che presenta il bacino e le sue aree limitrofe con particolare definizione dei dettagli ed è il frutto della sinergia tra due fotocamere spaziali: si tratta di Lroc (Lunar Reconnaissance Orbiter Camera), installata sulla sonda Lro (Lunar Reconnaissance Orbiter) della Nasa, e ShadowCam, strumento a bordo della sonda Danuri del Kari (Korea Aerospace Research Institute). Lroc è attiva dal 2009, mentre ShadowCam è entrata in gioco lo scorso anno; le loro capacità sono state combinate in maniera tale da ottenere la migliore immagine possibile.
Lroc può scattare foto dettagliate della superficie lunare, ma ha difficoltà nel ritrarre le regioni perennemente in ombra come l’interno e le pareti del cratere Shackleton. Invece, ShadowCam ha una maggiore sensibilità e, basandosi sulla luce solare riflessa, riesce a operare in condizioni di luminosità estremamente scarsa. Tuttavia, ShadowCam, proprio a causa della sua sensibilità, ha qualche problema nel cogliere immagini di zone della Luna illuminate direttamente, fornendo risultati saturi.
Ottimizzando le funzioni di ciascuna fotocamera, gli scienziati sono riusciti a combinare quindi i loro scatti e a creare una mappa visiva completa del terreno di quest’area della Luna. In questo collage, ShadowCam è stata impiegata per ritrarre l’interno e le pareti del cratere, mentre Lroc ha ripreso il bordo e i fianchi che sono illuminati.
Questa metodologia, quindi, può offrire ai ricercatori una migliore visuale del polo sud lunare, un’area ritenuta di grande interesse per la scienza e l’esplorazione: infatti, si ritiene che questa zona contenga depositi di ghiaccio o di altre sostanze volatili congelate. Queste riserve, secondo gli studiosi, dovrebbero esistere anche da miliardi di anni e potrebbero rappresentare una risorsa importante per le attività di esplorazione. L’idrogeno e l’ossigeno in esse contenuti, infatti, potrebbero essere utilizzati come carburante o per i sistemi di supporto vitale.
Recentemente, il polo sud della Luna è stato al centro dell’attenzione per la missione indiana Chandrayaan-3, che – per la prima volta – ha portato un lander proprio in questa zona così strategica.
In alto: il cratere lunare Shackleton visto da Lroc e ShadowCam (Crediti: Nasa/Kari/Asu – l’immagine nelle sue dimensioni originali a questo link).