I buchi neri supermassicci situati al centro delle galassie possono avere un impatto sul profilo chimico di queste ultime. Lo ha scoperto un gruppo di astronomi dell’Osservatorio Astronomico Nazionale del Giappone e dell’università di Nagoya, utilizzando i dati raccolti dal telescopio Alma dell’Eso. Lo studio, pubblicato su Astrophysical Journal, potrebbe aiutare gli scienziati a fare luce sui processi evolutivi delle galassie nel cosmo.

 

I buchi neri supermassicci attivi possono produrre grandi cambiamenti nelle galassie che li ospitano riscaldando e rimuovendo il gas interstellare. Tuttavia le dimensioni dei buchi neri, le enormi distanze dalla Terra e l’oscuramento dovuto alla polvere nelle galassie hanno reso difficile misurare la distribuzione della composizione chimica del gas che gravita attorno a questi oggetti.

 

Ora il team giapponese ha utilizzato i dati di Alma per osservare la regione centrale di Messier 77, situata a 51,4 milioni di anni luce in direzione della costellazione della Balena. Messier 77 è un esempio relativamente vicino di galassia che ospita un buco nero supermassiccio attivo.

 

Grazie all’elevata risoluzione spaziale di Alma e a una nuova tecnica di analisi basata sull’apprendimento automatico, il team è riuscito a mappare la distribuzione di 23 molecole. Dai risultati dello studio è emerso che le molecole come il monossido di carbonio, comunemente presenti nelle galassie si spezzano, mentre l’acido cianitrico e il cianuro aumentano. Il comportamento di questi elementi fa ipotizzare che i buchi neri supermassicci siano in grado di influenzare non solo la struttura di larga scala ma anche la composizione chimica delle galassie che li ospitano.

Crediti foto: ALMA (ESO/NAOJ/NRAO), NASA/ESA Hubble Space Telescope, T. Nakajima et al