Come ogni estate, anche quest’anno è tornato alla ribalta il tema degli incendi. Dai violenti incendi in Grecia, recentemente definiti dall’Ue i più grandi mai registrati nell’Unione Europea, fino all’emergenza incendi in Canada, che nel 2023 è stata circa 16 volte superiore alla media degli ultimi anni: gli scienziati stanno registrando un continuo aumento del fenomeno, sempre più connesso al riscaldamento globale. Anche il nostro paese non è stato esente, con picchi di zone bruciate in Sicilia e Calabria. Secondo un report dell’Ispra aggiornato al 24 agosto, è di circa 64mila ettari l’estensione delle aree percorse da grandi incendi boschivi in Italia.

Per il monitoraggio degli incendi e degli altri eventi estremi, un alleato fondamentale è lo sguardo dall’alto dei satelliti. Sono proprio i dati satellitari che hanno permesso agli scienziati di tracciare collegamenti sempre più netti tra eventi estremi e crisi climatica.

Adesso un’ulteriore prova arriva da uno studio guidato dall’Università della California, che ha individuato un nuovo legame tra incendi e inquinamento dell’aria. La ricerca, appena pubblicata sulla rivista Environmental Research Letters, si è concentrata sui dati satellitari provenienti da tutto il territorio californiano, colpito ogni estate da violenti incendi boschivi. Gli scienziati hanno esaminato i livelli di biossido di azoto in California raccolti dallo Stato californiano e dal satellite Aura della Nasa. I risultati rivelano un notevole aumento di biossido di azoto nelle aree forestali più remote e nei periodi estivi, fenomeno probabilmente strettamente legato alle emissioni prodotte dagli incendi boschivi.

Il biossido di azoto ha vita breve nell’atmosfera, ma svolge un ruolo centrale nella formazione del particolato inquinante, che può danneggiare gli ecosistemi e causare problemi respiratori agli esseri umani.  Il team di ricerca ha analizzato le concentrazioni estive di biossido di azoto in superficie e da satellite tra il 2009 e il 2020. Il dato più rilevante emerso è quello sulle foreste remote, che hanno registrato un aumento del livello di biossido di azoto circa del 4,2% all’anno.

«Le aree forestali mostrano un tasso di aumento costante e rapido in estate», spiega il bio-micrometeorologo Ian Faloona, autore senior dello studio e professore al Dipartimento di risorse terrestri, atmosferiche e idriche dell’Università della California.

Questi risultati potrebbero contribuire a orientare le politiche sull’inquinamento. Secondo Faloona e colleghi, oltre all’assoluta priorità di ridurre le emissioni provenienti dai combustibili fossili, c’è infatti anche l’esigenza di occuparsi di altre fonti inquinanti storicamente meno considerate, come appunto gli incendi.  «I terreni, e in particolare gli incendi, diventeranno davvero i timonieri della nave dell’inquinamento atmosferico», conclude il ricercatore.

 

Immagine in apertura: Incendi boschivi in California nell’agosto 2020. Crediti: Mike McMillan, Usda Pacific Southwest Forest Service