Non centinaia come pensato finora, ma poche decine di persone saranno sufficienti per mantenere una presenza umana autosufficiente sul Pianeta Rosso nel lungo periodo. A confermarlo è una ricerca condotta dalla George Mason University di Fairfax, in Virginia, secondo cui una popolazione iniziale di 22 persone è il minimo richiesto affinché la prima colonia marziana possa sopravvivere fino a quasi tre decenni. I pochi coloni, tuttavia, dovranno essere non competitivi e pronti al cambiamento.

Questo riscontro è stato ottenuto grazie a simulazioni al computer che hanno indagato le condizioni necessarie per mantenere in modo stabile un futuro avamposto su Marte già avviato. Lo studio, ancora in fase di pubblicazione, ha individuato, oltre al numero minimo della popolazione, anche la personalità più adatta per gli astronauti che dovranno superare, collettivamente, la sfida della prima permanenza a lungo termine sul Pianeta Rosso. La migliore opzione, secondo gli autori, è che questi siano individui con il più basso grado di competitività, non aggressivi e non bloccati da routine rigorose.

Per individuare il numero e l’identikit per i membri della prima colonia marziana, il team di ricercatori si è affidato alle simulazioni al computer chiamate Agent-Based Modeling (Abm). Un approccio di indagine utilizzato per studiare le interazioni sociali partendo dalle azioni degli individui, quindi come i diversi soggetti si comportano con altre persone in specifici ambienti.
La ricerca ha incluso anche i dati ottenuti dagli studi su gruppi di persone analizzati in situazioni remote e ad alto stress: tra questi non solo ambienti dello spazio, come la Stazione Spaziale Internazionale, ma altri luoghi estremi quali sottomarini o condizioni complesse tra cui le spedizioni nell’Artico o ambienti di guerra.

Variando il numero di popolazione della colonia da 10 fino a 170 individui, le simulazioni hanno indagato 4 profili psicologici diversi etichettati come gradevole, socievole, reattivo e nevrotico. Questi si distinguono partendo, nel caso di un soggetto gradevole, da un basso grado di competitività, una grande capacità di adattamento e l’assenza di routine rigorose, fino ad arrivare, nel caso del soggetto nevrotico, a una personalità competitiva e aggressiva con poca predisposizione al cambiamento.

Dall’analisi, il profilo gradevole è emerso come l’identikit migliore affinché, in una popolazione di coloni, stabilita non meno di 22 persone, il team possa ottimizzare le proprie capacità sia nelle operazioni ordinarie, come l’estrazione di risorse fondamentali, sia nel superare eventi radicali, quali incidenti o ritardi delle navette per i rifornimenti terrestri o ipotetici disastri dell’habitat.

«Lo stress causato dagli incidenti e dall’interazione con gli altri coloni ha un costo, e i tipi di personalità gradevoli sono stati valutati come i più resistenti a lungo termine, mentre i nevrotici hanno mostrato una minore capacità di adattamento», sostengono gli autori nell’articolo.

Secondo la ricerca, il successo di una missione a lungo termine su Marte dipenderà, infatti, dalla capacità di coping, ossia l’abilità delle persone, così come dei team e dei sistemi, di utilizzare le proprie competenze e le risorse disponibili e di gestire le condizioni avverse, ossia rischi o disastri.

 

Immagine in evidenza: illustrazione di una colonia marziana. Crediti: Nasa