Sta volteggiando intorno al suo asse di rotazione più rapidamente, anche se in maniera ‘discreta’, con una conseguente diminuzione della durata della sua giornata: il velocista in questione è Marte che, ancora una volta, torna sotto i riflettori per una scoperta che lo riguarda. L’accelerazione che il pianeta sta vivendo è stata documentata da InSight, il lander della Nasa ora in ‘pensione’, che per primo ha registrato i terremoti di Marte.

La nuova scoperta è stata illustrata nell’articolo “Spin state and deep interior structure of Mars from InSight radio tracking”, pubblicato recentemente su Nature; l’indagine è stata coordinata dall’Osservatorio Reale del Belgio ed è stata svolta da team internazionale, in cui sono presenti anche studiosi italiani in forza a istituzioni di ricerca estere (Attilio Rivoldini, Alfonso Caldiero, Daniele Antonangeli e Nicola Tosi).

Il gruppo di lavoro, per tracciare il tasso di rotazione di Marte, si è basato soprattutto su uno strumento di InSight, costituito da un transponder radio e da antenne e denominato Rise (Rotation and Interior Structure Experiment). I dati sono relativi ai primi 900 giorni marziani (o sol) della missione del lander; essi evidenziano che la rotazione del pianeta sta accelerando di circa 4 milliarcosecondi all’anno² e che il fenomeno ha prodotto un accorciamento della durata del giorno marziano di una frazione di millisecondo all’anno.

Gli scienziati ancora stanno investigando le cause di questa delicata accelerazione, ma hanno formulato alcune ipotesi. Un paio di esse riguardano il ghiaccio: a dare il via a questo processo può essere stato l’accumulo di ghiaccio ai poli di Marte oppure un rimbalzo postglaciale che ha prodotto un innalzamento delle masse territoriali dopo la loro sepoltura nel ghiaccio.

Lo strumento Rise si è inserito in una lunga tradizione di utilizzo delle onde radio per attività scientifiche, come è avvenuto per altre missioni Nasa destinate allo studio del Pianeta Rosso (i lander gemelli Viking negli anni ’70 e Pathfinder negli anni ’90). InSight, potendo contare su una tecnologia radio all’avanguardia e sulle antenne Nasa del Deep Space Network, è riuscito a produrre dati molto più accurati (di almeno cinque volte) rispetto ai suoi predecessori.

Inoltre, i dati di Rise sono stati impiegati anche per misurare il moto di oscillazione dell’asse di rotazione (o nutazione) del pianeta, dovuto al movimento all’interno del suo nucleo. In questo modo gli scienziati hanno determinato le dimensioni del nucleo, che ha un raggio di circa 1835 chilometri.

InSight, che ha concluso la sua missione scientifica lo scorso 21 dicembre, si farà ‘sentire’ ancora a lungo per la mole di dati raccolti che possono riservare numerose sorprese alla comunità scientifica.

In alto: elaborazione artistica di InSight, in cui sono state evidenziate le antenne dello strumento Rise (Crediti: Nasa/Jpl-Caltech)