Si trova a quasi 20 miliardi di chilometri di distanza dalla Terra e per una decina di giorni è sprofondata in un silenzio che ha tenuto con il fiato sospeso la sua squadra di tecnici: si tratta di Voyager 2, la sonda della Nasa progettata per esplorare il Sistema Solare esterno e lanciata il 20 agosto 1977 da Cape Canaveral.

La sonda, che nel dicembre 2018 ha lasciato il Sistema Solare e ora viaggia nello spazio interstellare, aveva interrotto le comunicazioni il 21 luglio scorso; la causa di questo blackout è stata individuata in una serie di comandi che i tecnici della Nasa avevano inviato a Voyager 2 secondo una specifica pianificazione ma che hanno avuto appunto delle conseguenze inaspettate.

I comandi in questione, infatti, hanno indotto l’antenna della sonda ad avere un diverso puntamento rispetto alla Terra con uno spostamento di 2 gradi. Questa manovra ha fatto ‘tacere’ Voyager 2 per una decina di giorni; il 1° agosto, finalmente, i tecnici della Nasa sono riusciti a ristabilire un contatto.

Il team, utilizzando le antenne del Deep Space Network (Dsn) dell’ente spaziale americano, è riuscito a rilevare un segnale portante dalla sonda, ovvero un tipo di segnale che Voyager 2 utilizza per inviare i dati sulla Terra. La comunicazione è stata molto debole, ma è stata fondamentale per avere la certezza che la sonda è ancora operativa e prosegue il suo viaggio lungo la traiettoria prevista.

La tabella di marcia della missione prevede che Voyager 2 punti la sua antenna verso la Terra a metà ottobre; tuttavia, il team tenterà di impartire il comando un po’ prima, quando l’antenna si troverà in un’altra posizione. Per eseguire questa procedura, verrà utilizzata un’antenna del Dsn per ordinare a ‘gran voce’ a Voyager 2 di girare la sua antenna; se questo tentativo dovesse andare a vuoto, i tecnici dovranno attendere che il veicolo spaziale reimposti automaticamente il suo orientamento in ottobre.

In alto: la sonda Voyager 2 (Crediti: Nasa/Jpl-Caltech)