Una galassia priva di materia oscura potrebbe mettere in dubbio l’attuale modello dell’evoluzione del cosmo. Lo afferma uno studio guidato dall’Università di La Laguna, pubblicato su Astronomy and Astrophysics. Dai risultati della ricerca è emerso che Ngc 1277, situata nella Galassia di Perseo a 240 milioni di anni luce da noi, è il primo agglomerato di stelle, pianeti polveri e gas della Via Lattea che non presenta tracce di materia oscura, l’elemento che caratterizza circa l’85% della materia dell’Universo.

Ngc 1277 è particolarmente interessante per glia astronomi ed è considerata una reliquia del cosmo, visto che esisteva già agli albori dell’universo e ha interagito poco con le galassie circostanti. Gli scienziati hanno osservato la galassia con uno spettrometro a largo campo in combinazione con i dati ottenuti dal William Herschel Telescope situato sull’Isola di Las Palmas, nelle Canarie. Queste informazioni hanno permesso di determinare il moto e la distribuzione degli elementi  al suo interno. Secondo quanto emerge dallo studio, la quantità di materia oscura presente è pari al 5%, e potrebbe essere addirittura inferiore o del tutto assente.  Si tratta di un risultato sorprendente: gli astronomi stimano che una galassia con queste proprietà dovrebbe essere composta tra il 10% e il 70% di materia oscura.

«Questa discrepanza rappresenta una sfida per il modello standard cosmologico che conosciamo – afferma Anna Ferré-Mateu, ricercatrice all’Università di La Laguna e co-autrice dello studio – abbiamo elaborato due ipotesi per spiegare questa differenza. Secondo la prima, l’interazione gravitazionale con il mezzo circostante all’interno dell’ammasso galattico ha ridotto notevolmente la quantità di materia oscura. La seconda invece ipotizza che la materia oscura sia stata espulsa dal sistema quando la galassia si era appena formata».

Secondo i ricercatori, l’assenza della più elusiva forma di materia nel cosmo potrebbe essere spigata da teorie alternative a quella standard come quella sulla gravità modificata, che trae spunto dalla meccanica quantistica, dalla teoria delle stringhe, dalla teoria dell’informazione e dalla stessa relatività.

«Probabilmente la materia oscura è molto diversa da ciò che immaginiamo oggi – conclude Ferré-Mateu – abbiamo bisogno di informazioni più dettagliate per scoprire come questo elemento influenza la formazione delle galassie e degli altri oggetti nell’universo».

 

Immagine in apertura: la galassia Ngc 1277 vista dal telescopio spaziale Hubble. Crediti: M. Beasley(Instituto de Astrofisica de Canarias)/P. Kehusma/Nasa/Esa)