Con le temperature al suolo che superano i 450°C, Venere è un mondo alquanto inospitale. A completare il quadro, un’atmosfera molto densa e una catena di vulcani attivi: da anni gli scienziati sono a conoscenza della loro esistenza, eppure è complesso studiare nel dettaglio il vulcanesimo di Venere proprio a causa della spessissima atmosfera del pianeta, quasi impenetrabile agli strumenti di osservazione.

Ora un nuovo studio, guidato dal Southwest Research Institute (Swri) di Boulder, Colorado, e pubblicato su Nature Astronomy, getta una nuova luce sulle origini del misterioso vulcanismo venusiano. Secondo la ricerca, il fenomeno sarebbe dovuto a una serie di antichi impatti che avrebbero surriscaldato il nucleo del pianeta, alimentando così il vulcanismo di Venere e rimescolandone al tempo stesso la superficie.

«Uno dei misteri del Sistema solare interno è che, nonostante le somiglianze per dimensione e densità, Terra e Venere si comportino in modi sorprendentemente diversi», commenta l’italiano Simone Marchi, primo autore dello studio e ricercatore al Swri.

Sul nostro pianeta, il fenomeno della tettonica a placche rimodella in continuazione la superficie terrestre. Pezzi di crosta si scontrano per formare catene montuose e, in alcuni punti, favoriscono il vulcanismo. Venere ha più vulcani di qualsiasi altro pianeta del sistema solare, ma ha un’unica placca che ricopre completamente la superficie. Quindi il vulcanismo sul secondo mondo del nostro sistema planetario deve avere un’origine diversa: secondo Marchi e colleghi, antiche collisioni.

«I nostri modelli dimostrano che il vulcanismo di lunga durata guidato dalle prime collisioni energetiche su Venere offre una spiegazione convincente per la sua giovane età superficiale. Questa massiccia attività vulcanica è alimentata da un nucleo surriscaldato, che provoca una vigorosa fusione interna», dichiara Jun Korenaga, co-autore dello studio e ricercatore all’Università di Yale.

Questi risultati, basati su modelli simulativi, potrebbero ben presto trovare una verifica osservativa. Nel 2021, la Nasa si è infatti impegnata a realizzare due nuove missioni su Venere, Veritas e DaVinci, mentre l’Esa è al lavoro sulla missione EnVision per studiare il pianeta gemello della Terra.

 

Immagine in apertura: Rappresentazione artistica degli impatti ad alta energia che potrebbero aver surriscaldato il nucleo di Venere, alimentandone il vulcanismo. Crediti: Southwest Research Institute