Conoscere quale interazione vi sia stata in passato tra le rocce marziane e l’acqua liquida è un passaggio cruciale per scoprire un giorno se su Marte sia mai esistita la vita.
Contemporaneamente, l’individuazione di tracce organiche, come quelle nei campioni del rover Perseverance di Nasa o all’interno di meteoriti marziani caduti sulla Terra, offre una finestra sull’evoluzione dei fenomeni rocciosi e fluviali del pianeta rosso.

Un recente lavoro che ha interessato il meteorite marziano Tissint segna un passo fondamentale in questo senso: un team internazionale di ricercatori ha, infatti, scoperto che questo pezzo di roccia marziana, precipitato in Marocco più di 11 anni fa, contiene una grande varietà di composti organici.
Da queste tracce è stato così realizzato per Tissint il catalogo più completo rispetto alla diversa composizione organica di una roccia marziana, sia essa un meteorite o un campione prelevato da un rover.
I risultati della ricerca sono pubblicati su Science Advances.

I composti organici, ovvero strutture chimiche con legami carbonio-idrogeno, pur essendo comunemente associati alla vita, possono essere in realtà il prodotto di processi non biologici: reazioni chimiche abiotiche che non prevedono, quindi, necessariamente la presenza di vita.

«Comprendere i processi e la sequenza di eventi che hanno dato forma a questa ricca offerta organica rivelerà nuovi dettagli sull’abitabilità di Marte e potenzialmente sulle reazioni che potrebbero portare alla formazione della vita», afferma Andrew Steele, tra i coautori dell’articolo e ricercatore del Carnegie Institution for Science.

Esperto dei composti organici dei meteoriti marziani, Steele è il primo autore di una precedente lavoro in cui i ricercatori del Carnegie avevano avanzato una loro ipotesi sulla origine abiotica dei composti organici: rilevati in tre diversi meteoriti marziani, ossia Nakhla e NWA 1950 oltre a Tissint, la teoria proposta nel 2018 vedeva questi composti potenzialmente prodotti dalla corrosione elettrochimica di minerali marziani da parte dell’acqua salata.

L’“inventario” organico realizzato ora dalla nuova ricerca segue questo stesso scenario: esso è, infatti, stato organizzato in base al legame tra ciascun tipo di molecola organica rilevata e la mineralogia specifica da cui essa deriva.
L’indagine ha svelato inoltre l’abbondanza di composti organici del magnesio, una serie di molecole organiche mai osservate prima su Marte e che rappresentano il segno di un collegamento tra il ciclo del carbonio e l’evoluzione minerale.

Nuove rilevanti scoperte per un campo di indagine che sarà alimentato come non mai dai campioni marziani prelevati e depositati da Perseverance e che la futura Mars Sample Return Campaign di Nasa e Esa porterà nei laboratori terrestri.

Immagine in evidenza: fotografia del meteorite di Tissint. Crediti: Kurt Kracher, Museo di Storia Naturale di Vienna.