Un quadro astratto solcato da morbide pennellate, i cui colori sfumati spiccano sullo sfondo scuro dello spazio: è il ritratto di una piccola zona di formazione stellare nel complesso di Rho Ophiuchi, realizzato dal telescopio Webb.

La sua galleria ‘artistica’, quindi, si arricchisce di una nuova opera, che oggi è stata diffusa al grande pubblico per celebrare una ricorrenza speciale: proprio un anno fa, il Webb dava inizio alla sua attività scientifica con una spettacolare immagine dell’ammasso di galassie Smacs 0723, realizzando lo scatto più dettagliato dell’Universo primordiale.

La zona fotografata per l’anniversario è la nursery stellare più vicina alla Terra: la distanza è di ‘soli’ 390 anni luce e ha permesso di realizzare un’immagine close-up altamente dettagliata.

La ‘culla’ in questione contiene circa 50 giovani stelle, di massa simile a quella del Sole o più piccola. Le aree scure che si vedono nella foto sono particolarmente dense di polveri e contengono i ‘bozzoli’ degli astri che si stanno ancora formando; invece, in rosso sono rappresentati intensi getti di idrogeno molecolare che si manifestano quando una stella sfonda il suo guscio di polveri cosmiche, creando queste emissioni protese in direzioni opposte. Nella parte inferiore della foto si nota una sorta di cavità luminosa, scavata nella polvere da S1, una stella più massiccia del Sole. Secondo gli astronomi, lo scatto del Webb è riuscito a cogliere con estrema chiarezza un periodo di breve durata nel ciclo vitale delle stelle, una fase che è stata vissuta anche dal Sole in un passato molto lontano.

«In un solo anno, il telescopio Webb ha trasformato la visione del cosmo da parte dell’umanità, scrutando le nubi di polvere e osservando per la prima volta la luce da angoli remoti dell’universo – ha dichiarato Bill Nelson, amministratore della Nasa – Ogni nuova immagine è una nuova scoperta, che consente agli scienziati di tutto il mondo di porre e rispondere a domande che un tempo non avrebbero mai potuto sognare».

In alto: la nursery stellare nel complesso di Rho Ophiuchi (Crediti: Nasa, Esa, Csa, STScI, Klaus Pontoppidan-StScI) – L’immagine nelle sue dimensioni originali qui