Gli antichi fiumi nel cratere Jezero di Marte hanno fluito per almeno 1 milione di anni, un tempo sufficiente per sostenere la vita. È quanto suggerisce una ricerca del Massachusetts Institute of Technology (Mit) i cui geologi hanno sviluppato una nuova tecnica per misurare l’intensità dei fiumi antichi nel passato di Marte e di quelli che scorrono attualmente su Titano.
Il pianeta rosso e la luna più grande di Saturno sono, infatti, gli unici due mondi del Sistema Solare oltre alla Terra dove siano mai esistiti fiumi.
Mentre oggi Marte presenta solo le tracce, quali solchi e crateri, dei fiumi e laghi che lo popolavano fino a un miliardo di anni fa, Titano vede ancora scorrere fiumi di metano liquido. Osservando le immagini scattate dalla sonda Cassini, missione realizzata in collaborazione tra Nasa, Esa e Asi, i ricercatori hanno notato la mancanza di delta a ventaglio per i fiumi della luna di Saturno, ipotizzando così un flusso e un trasporto di sedimenti molto differente rispetto ai fiumi terrestri.
Con il fine di trovare una risposta a questo enigma, e quindi stimare velocità e profondità dei fiumi extraterrestri, i ricercatori sono partiti dalle immagini satellitari dei fiumi che scorrono sulla Terra per costruire modelli validi universalmente. Nel 2000, uno dei coautori dell’articolo, Gary Parker, aveva, infatti, già sviluppato una serie di equazioni matematiche per descrivere il flusso dei fiumi sulla Terra. In questo lavoro erano emerse, per esempio, relazioni universali tra le dimensioni fisiche del fiume – larghezza, profondità e pendenza – e la velocità di scorrimento.
Questi modelli tenevano conto, tuttavia, anche di altre variabili quali il campo gravitazionale che agisce sul fiume oltre alle dimensioni e alla densità dei sedimenti spinti lungo il letto, parametri che sono impossibili da conoscere per per i fiumi extraterrestri attraverso le indagini da remoto. Il team ha dovuto, dunque, semplificare le equazioni valide solo per i fiumi terrestri limitandosi a due variabili: la larghezza e la pendenza del fiume.
Questi parametri sono, infatti, al contrario ottenibili attraverso le immagini e le misure altimetriche raccolte da satelliti remoti che indagano Marte e Titano.
Prima di utilizzarle per i fiumi extraterrestri, le nuove equazioni sono state testate attraverso i dati raccolti per 491 fiumi terrestri, dimostrandosi così accurati ed efficaci.
Il team le ha, quindi, applicate ai resti dei fiumi antichi di Marte che sfociavano nei crateri Gale e Jezero, scoprendo che nel primo i fiumi del passato hanno probabilmente fluito per almeno 100.000 anni, mentre nel secondo sono stati attivi per almeno 1 milione di anni, ossia così a lungo da mantenere potenzialmente condizioni favorevoli alla vita.
Su Titano, invece, la ricerca dimostra che i suoi fiumi di metano attualmente attivi possono avere una geometria sostanzialmente diversa da quella dei fiumi sulla Terra. La mancanza di delta riscontrata per la maggior parte dei corsi fluviali sulla luna di Saturno viene spiegata dal team suggerendo che i fiumi di Titano possano essere più ampi, avere una pendenza più dolce e trasportare sedimenti a flussi inferiori rispetto ai fiumi sulla Terra o su Marte.
«Con questa tecnica, abbiamo un metodo per fare previsioni reali per un luogo, Titano, in cui non avremo più dati per molto tempo – afferma il coautore Taylor Perron – E su Marte ci dà una macchina del tempo, per prendere i fiumi che ora sono morti e avere un’idea di come erano quando scorrevano attivamente».
Pubblicata su Pnas, la ricerca fornisce così un modello simultaneamente valido per conoscere a distanza le proprietà dei fiumi alluvionali sulla Terra e per l’interpretazione delle osservazioni spaziali dei fiumi su Titano e Marte.
Immagine in evidenza: Le immagini della missione Cassini mostrano reti fluviali che drenano in laghi nella regione polare nord di Titano. Crediti: Nasa/Jpl/Usgs