E’ terminata la missione Aeolus, la prima sonda studiata per misurare la velocità dei venti a livello globale.

Lanciata nel 2018, la missione dell’Agenzia Spaziale Europea è rimasta operativa ben oltre le attese, cinque anni invece di tre. Rientrerà tra la fine di luglio o l’inizio di agosto.

Sprigionando sette miliardi di impulsi di luce ultravioletta, il suo strumento Aladin (Atmospheric LAser Doppler INstrument) ha delineato il profilo del vento terrestre, fornito i dati ai principali centri meteorologici europei, migliorando significativamente le previsioni del meteo.

La scorsa settimana i motori sono stati spenti e, con il carburante residuo, gli ingegneri del Centro Operazioni Spaziali dell’Esa in Germania, stanno tentando di guidare il satellite durante il suo ritorno a Terra. Progettato nel 2013, la missione non prevedeva un rientro assistito, che nel caso di Aeolus è il primo nel suo genere. Considerata la quantità di traffico spaziale in orbita in rapido aumento e il problema dei detriti spaziali, l’operazione permetterebbe alla sonda di far parte dei nuovi regolamenti per la sicurezza spaziale.

Aeolus ha lasciato la sua orbita a 320 chilometri dalla superficie terrestre e sta scendendo di circa un chilometro al giorno. E’ ancora presto per prevedere quando esattamente toccherà l’atmosfera poiché dipende dall’attività solare. Le particelle cariche, prodotte dai brillamenti solari e dalle espulsioni di massa coronale, potrebbero riscaldare l’atmosfera terrestre accelerando il rientro della sonda. Il centro di controllo ha pianificato la traiettoria su una regione dell’oceano, il più lontano possibile dalla terraferma, per ridurre al minimo la possibilità, comunque remota, che la caduta di detriti rappresenti un rischio per la popolazione o per le infrastrutture.

A un’altitudine di 280 chilometri, una serie di comandi inviati nell’arco di sei giorni, guiderà Aeolus verso la posizione ottimale per il rientro. Altre cinque manovre, che richiederanno diversi giorni per la verifica del suo stato di salute, abbasseranno il satellite a quota 250 e poi a 150 chilometri fino a quando brucerà nell’atmosfera terrestre a circa 80 chilometri.

«È stato incredibile vedere l’abilità e lo sforzo impiegato nella preparazione di questo ambizioso tentativo di rientro – ha detto Tommaso Parrinello, responsabile della missione di Aeolus dell’Esa – Siamo fiduciosi di poter avere successo con questo sforzo pionieristico che stabilirà un nuovo standard per la sicurezza e la sostenibilità spaziale nel presente e nel futuro».

 

Immagine in evidenza: illustrazione di Aeolus – Crediti: Esa/Atg medialab