Scoperto un nuovo processo attraverso cui possono nascere piccoli pianeti. Questo metodo inedito, chiamato ‘formazione planetaria a sandwich’, vede la presenza di due grandi pianeti nel discoprotoplanetario come fattore determinante per l’origine di un pianeta più piccolo tra di loro.
Frutto del lavoro di un team di ricercatori dell’Università di Warwicklo, la nuova ipotesi sulla genesi planetaria all’interno del disco protoplanetario è descritta all’interno di uno studio presentato durante il National Astronomy Meeting, iniziato ieri 3 luglio e che chiude i lavori il prossimo 7 luglio.
La ricerca è ancora in fase di pubblicazione e sottoposto alla rivista Monthly Notices della Royal Astronomical Society.
Secondo il nuovo metodo proposto, la presenza di due grandi pianeti nel disco protoplanetario, ossia la culla dove nascono mondi, limiterebbe il flusso di polvere dall’esterno verso l’interno. Ciò significa che la quantità di polvere che si raccoglie tra di loro è ridotta rispetto a quella che si avrebbe se non ci fosse il pianeta più esterno dei due.
Con la presenza di due grandi pianeti, quindi, nel caso in cui la polvere situata tra loro dovesse alla fine riunirsi, si potrebbe formare solo un nuovo pianeta certamente più piccolo dei due grandi ‘ genitori’ che ha affianco. Una immagine simile al ripieno di un panino tra due grandi fette di pane. Da qui il nome ‘formazione planetaria a sandwich’.
La ricerca deve essere confermata da ulteriori approfondimenti ma potrebbe essere una spiegazione per la formazione di piccoli pianeti, come Marte e Urano, che sono circondati da pianeti più grandi.
Farzana Meru e Dorothy Hodgkin, del Dipartimento di Fisica dell’Università di Warwick, dichiarano: «Nell’ultimo decennio, le osservazioni hanno rivelato che esistono anelli e lacune nei dischi protoplanetari. Gli spazi vuoti sono dove ci aspettiamo che si trovino i pianeti e sappiamo dal lavoro teorico che i pianeti causano la formazione di anelli di polvere appena al di fuori di loro. Nel nostro studio, proponiamo gli anelli come siti di formazione planetaria»
In particolare, questa ipotesi per la quale si formerebbero pianeti grazie a un processo a sandwich negli anelli non corrisponde a quanto finora ipotizzato: ossia che i pianeti si formino sequenzialmente dall’interno verso l’esterno del disco, risultando sempre più massicci più sono allocati esternamente.
Il dato interessante, affermano i ricercatori, è che ci sono esempi derivanti dalle osservazioni degli esopianeti che mostrano effettivamente questa architettura planetaria a sandwich, dove il pianeta di mezzo è meno massiccio dei suoi vicini. La percentuale con cui si presentano questi specifici sistemi è considerevole.
«Il campo della formazione dei pianeti è stato rivoluzionato di recente da immagini ad alta risoluzione di dischi di formazione planetaria grazie al sofisticato telescopio Atacama Large Millimeter/submillimeter Array che ha iniziato a osservare il cielo notturno», dichiarano i ricercatori.
In apertura: rappresentazione artistica di un piccolo pianeta in formazione tra due grandi pianeti. Credito: Dr Mark Garlick/ Università di Warwick.