E’ accaduto 200 anni fa.

Il buco nero supermassiccio al centro della Via Lattea, Sagittarius A* (Sgr A*), la cui prima immagine ci è giunta appena un anno fa, all’inizio dell’Ottocento ha intercettato vicini oggetti cosmici. Si è svegliato, li ha inghiottiti e si è riaddormentato.

L’evento è stato studiato da un team guidato da Frédéric Marin, dell’Osservatorio astronomico di Strasburgo, che ha pubblicato i risultati su Nature.

Il risveglio di questo gigantesco oggetto che è quattro milioni di volte più massiccio del Sole, ha provocato un’emissione di raggi x un milione di volte più intensa rispetto a quella attuale.

E’ stato Ixpe a intercettare l’eco di questo ‘pasto’, l’osservatorio spaziale lanciato nel 2021 e frutto della collaborazione tra la Nasa e l’Agenzia Spaziale Italiana. Con i suoi tre telescopi, che si basano sulla polarimetria a raggi x, ha individuato con precisione la sorgente di una luce molto intensa rilevata su nubi molecolari vicine a Sgr A*.

Per avere un’idea della quantità di luce emessa quando un buco nero emerge dal suo stato di quiescenza, si può pensare a una lucciola che improvvisamente diventa luminosa come il Sole.

Tale scoperta ha ispirato un team di compositori che hanno convertito la luminosità delle sorgenti osservate, in uno spettro audio.

Gli scienziati proseguiranno l’osservazione di Sgr A* per approfondire i meccanismi che determinano in un buco nero il passaggio dallo stato di quiescenza allo stato attivo.

 

Immagine in evidenza: in alto, il centro della Via Lattea ripreso da Chandra, in basso il dettaglio di Ixpe dove in arancione è evidenziato l’eco del pasto – Crediti: Nasa, Chandra, Sao, Ixpe