Attività intensa in questo mese di febbraio per le osservazioni preventive da impatto asteroidale a difesa del pianeta Terra.
Lo scorso 3 febbraio dal Deep Space Network vicino a Barstow, in California, veniva avvistato 2011 AG5 mentre sorvolava in sicurezza la Terra a una distanza di circa 1,8 milioni di chilometri, poco meno di cinque volte la distanza tra la Luna e la Terra.
L’osservazione ha consentito agli scienziati del Jet Propulsion Laboratory della Nasa di escludere rischi per il nostro pianeta e di fare osservazioni dettagliate di 2011 AG5, determinando dimensioni, rotazione, i dettagli della superficie e, soprattutto, la forma allungata di circa 500 metri e larga circa 150, più o meno le dimensioni dell’Empire State Building.
Le osservazioni radar si sono svolte dal 29 gennaio al 4 febbraio scoprendo che 2011 AG5 ha una grande e ampia concavità in uno dei due emisferi, ha sottili regioni scure e più chiare, e una velocità di rotazione e impiega nove ore per ruotare completamente.
2011 AG5 non è il solo avvistamento recente: il 12 febbraio il Neo Coordination Center di Esa, ha seguito 2023 CX1, avvistato dall’Osservatorio di Piszkéstető in Ungheria. Nelle successive sei ore, che hanno portato all’impatto vero e proprio, la comunità astronomica ha registrato oltre 300 osservazioni. Il Centro Studi Neo – Cneos – della Nasa ha individuato il percorso, le dimensioni (circa un metro di diametro) e l’ora precisa dell’impatto della palla di fuoco in avvicinamento.
Visibile a occhio nudo, principalmente dal sud del Regno Unito e dalla Francia, ma anche dal Belgio, dai Paesi Bassi e persino dalla Germania, è probabile che alcuni frammenti del meteoroide siano sopravvissuti al passaggio atmosferico e che siano caduti da qualche parte sulla costa vicino a nord di Rouen, in Normandia.
Il bolide, osservato la sera del 14 febbraio dalla rete PRISMA dell’Inaf e battezzato come ‘la meteorite di San Valentino‘, ha originato la caduta di frammenti su un balcone nella zona nord di Matera.
In tutti e tre i casi avvistati in questi giorni resta l’evidenza di un costante monitoraggio di oggetti potenzialmente pericolosi per il nostro pianeta che vengono intercettati per tempo dai diversi centri dedicati alla sicurezza della Terra.
«Che i meteoriti siano ciò che rimane di un piccolo asteroide (delle dimensioni di qualche metro) che, entrando a gran velocità nell’atmosfera, brucia per l’attrito con l’aria lasciando lunghe scie luminose è noto da tempo. Quello che solo di recente si è riusciti a fare è osservare ‘in diretta’ tutte le fasi del fenomeno: scoprire cioè l’oggetto quando è ancora nello spazio e appare al telescopio come un debole punto luminoso, calcolarne la traiettoria di incontro con il nostro pianeta, seguirne la discesa nell’atmosfera e individuare la zona dove potrebbero essere caduti i suoi frammenti – innescando così una “caccia al meteorite”. Il tutto nel giro di poche ore. Questo è oggi possibile grazie alla realizzazione di centri dedicati al monitoraggio degli asteroidi, come il Neo Coordination Centre dell’Esrin di Frascati, voluto fortemente dall’Asi, e di un network di telecamere sempre puntate al cielo, pronte a rilevare il passaggio di eventuali meteore, come la rete nazionale Prisma dell’Inaf», afferma Ettore Perozzi, senior scientist del direttorato Scienza e Ricerca di Asi.
In apertura: sei osservazioni radar planetarie di 2011 AG5 un giorno dopo che l’asteroide si è avvicinato alla Terra il 3 febbraio. Con dimensioni paragonabili all’Empire State Building, 2011 AG5 è uno degli asteroidi più allungati osservati dal radar planetario ad oggi. Crediti: NASA/JPL-Caltech.