Non si è fatta attendere la cometa 96P/Machholz 1 immortalata dagli strumenti di Soho -Solar and Heliospheric Observatory- missione Nasa/Esa per lo studio del Sole.

Gigantesco ammasso di ghiaccio largo sei chilometri, la cometa 96P, grande più di due terzi dell’altezza del monte Everest, è un oggetto celeste atipico in qunato composta da meno dell’1,5% dei livelli previsti di cianogeno chimico e a basso contenuto di carbonio. La misurazione degli elementi chimici risale al 2008, quando un’analisi del materiale rilasciato da 150 comete ne rivelò la composizione.

La natura della cometa divide gli astronomi: si tratta di un corpo alieno o proviene da angoli lontani della nostra galassia?

Nel caso si trattasse di un intruso nel nostro sistema solare, la cometa potrebbe essere stata espulsa dal suo sistema solare originale dalla gravità di un pianeta gigante. Dopo aver vagato per il cosmo per una considerevole quantità di tempo, si sarebbe spinta fino al nostro Sole a causa di un incontro accidentale con Giove, che avrebbe piegato la sua traiettoria intrappolandola intorno alla nostra stella.

Altre teorie suggeriscono che la cometa potrebbe essersi formata in regioni poco conosciute del sistema solare e che il suo cianogeno sia stato espulso da ripetuti viaggi intorno al Sole.

Avvistata l’ultima volta lo scorso 31 gennaio dalla strumentazione della sonda solare Soho, la cometa dall’enorme coda ghiacciata si è presentata all’appuntamento con cadenza di un sessennio dopo l’avvistamento precedente del 2017.
Il gigantesco ammasso di ghiaccio è stato osservato per la prima volta da David Machholz nel 1986 con uno strumento di osservazione artigianale da lui stesso realizzato.

La maggior parte delle comete che cadono verso il Sole tendono a essere più piccole e di conseguenza vengono bruciate mentre si avvicinano alla nostra stella. Non è il caso di 96P/Machholz 1 le cui enormi dimensioni sembrerebbero proteggerla dalla completa evaporazione.

«Speriamo di poterne ricavare un po’ di scienza meravigliosa e condividerla con tutti il ​​prima possibile», ha affermato Karl Battams, astrofisico del Naval Research Lab di Washington DC.

In apertura: immagine mostra in primo piano  la cometa potenziata dalla coda che piomba oltre il Sole. La superficie luminosa del Sole è nascosta alla vista dietro un oscuro occultatore, sebbene parti della corona estesa del Sole sono visibili. Le stelle vicine punteggiano lo sfondo. Crediti immagineNasa , Soho , Lasco , Barbara Thompson ( Gsfc della Nasa ).