Una profusione di galassie di diversa natura e forma, da quelle più distanti che appaiono come piccoli puntini luminosi a quelle più vicine e ammirabili, al contrario, come vere e proprie spirali scintillanti. È la marea galattica in cui è immersa LEDA 2046648, galassia a spirale protagonista di un’immagine appena rilasciata dal telescopio James Webb.
‘Adagiata’ nella parte inferiore dell’immagine e con un’angolazione obliqua, LEDA 2046648 spicca tra la ‘folla’ con un dettaglio sorprendente, risultando così luminosa da mostrare nitidamente i suoi singoli bracci a spirale e il suo nucleo scintillante. Un dettaglio impressionante se si considera che la galassia, situata nella costellazione Ercole, si trova a più di 1 miliardo di anni luce di distanza dalla Terra.
Poco sotto LEDA 2046648 compare un’altra galassia a spirale, grande circa un quarto della galassia sovrastante, mostrata tuttavia già con una chiarezza sufficiente a far riconoscere le sue caratteristiche morfologiche.
Lo scatto è stato realizzato dalla NirCam del telescopio spaziale di Nasa, Esa e Csa, durante la campagna di messa in funzione di un altro strumento a bordo: il Near-InfraRed Imager and Slitless Spectrograph (Niriss). Oltre a svolgere attività scientifiche in proprio, Niriss supporta le osservazioni parallele della NirCam.
La galassia a spirale è stata osservata da NirCam mentre Niriss scrutava la nana bianca WD1657+343. L’immagine con LEDA 2046648 protagonista risale presumibilmente a prima del 15 gennaio, quando Niriss ha subito un’anomalia che ha messo fuori uso lo strumento. WD1657+343, nana bianca ben studiata, è stato il campo di prova su cui il James Webb ha calibrato lo strumento Niriss, il quale è tornato a operare efficientemente lo scorso 30 gennaio.
Se LEDA 2046648 si mostra con grande nitidezza e dettaglio, i veri target del James Webb sono le galassie ben più distanti: quelle dell’universo primordiale la cui luce è partita circa 300 milioni di anni dopo il Big Bang, offrendo così una visione più profonda della storia del cosmo.
Per guardare così indietro nel tempo, lo sguardo all’infrarosso del James Webb risulta fondamentale in quanto, nel suo viaggio di molti miliardi di anni, la luce subisce il processo noto come redshift, ossia le sue lunghezze d’onda si spostano verso l’estremità rossa dello spettro elettromagnetico a causa dell’espansione dell’universo.
La capacità del Webb di rilevazione nell’infrarosso è quindi la chiave per cogliere la struttura di queste galassie antiche e lontane.
Dalla comparazione tra queste e le galassie a noi molto più vicine, gli astronomi comprenderanno l’evoluzione percorsa dai sistemi galattici nella storia dell’universo.
Immagine in evidenza: la galassia a spirale LEDA 2046648 fotografata dallo strumento NirCam del James Webb durante la recente campagna di messa in funzione di Niriss. Crediti: Esa/Webb, Nasa & Csa, A. Martel