Una potente ovazione alimentata da una moltitudine di piccoli applausi. Potrebbe essere questo il segreto dietro alla generazione del vento solare secondo le ultime osservazioni della sonda Parker Solar Probe di Nasa. Nuovi rilevanti indizi mostrano, infatti, che questo flusso costante di particelle cariche espulse dal Sole sarebbe generato in gran parte dai jetlets, ossia piccoli getti di plasma di breve durata che si manifestano a intermittenza nella corona solare.
I risultati della ricerca, accettati per la pubblicazione su The Astrophysical Journal, rappresentano un passo cruciale nella comprensione di un fenomeno fisico fondamentale nell’evoluzione del sistema solare, studiato ormai da 60 anni.
Osservati per la prima volta dieci anni fa, i jetlets sono causati da un processo noto come riconnessione magnetica, ossia l’incrocio esplosivo delle linee del campo magnetico solare. Questo aggrovigliamento causa nella corona solare, l’atmosfera superiore del Sole, una moltitudine di piccole esplosioni in grado di trasferire energia prima alla corona superiore, poi nel vento solare.
La recente ricerca risolve l’apparente incoerenza tra la discontinuità del fenomeno dei jetlets e la costanza con la quale si diffonde, al contrario, il vento solare: un’onda di elettroni, protoni e ioni più pesanti che investe il sistema solare a circa 1 milione di chilometri all’ora.
Gli scienziati del progetto Parker Solar Probe hanno indagato il campo magnetico solare attraverso un fenomeno particolare chiamato switchback.
Osservato per la prima volta nel 2022 dal coronografo Metis di Asi a bordo della sonda Solar Orbiter di Esa, questo fenomeno consiste in strutture magnetiche a zig-zag nel vento solare originate da potenti fluttuazioni del campo magnetico nella corona solare. Tali perturbazioni, come sotto l’effetto di una frusta, si propagano a grandissime distanze nello spazio interplanetario.
Studiando gli switchback combinando le osservazioni dai due strumenti Sdo e Goes-R/Suvi di Parker Solar Orbiter con i dati ad alta risoluzione del Goode Solar Telescope, in California, i ricercatori hanno rilevato un numero sufficiente di jetlets tale da poter comprendere il comportamento collettivo di questi piccoli getti di plasma, specialmente in relazione alla quantità di massa ed energia osservata in uscita dal Sole.
Le osservazioni hanno mostrato che i jetlets sono presenti nella parte inferiore dell’atmosfera solare in tutto il Sole. Questa larga distribuzione annullerebbe il loro carattere di intermittenza, rendendo, al contrario, l’insieme dei piccoli getti una spinta costante per il vento solare, a differenza di altri fenomeni ciclici che lo nutrono come i brillamenti solari e le espulsioni di massa coronale.
La spinta dei jetlets non solo sarebbe costante, ma potrebbe anche fornire la maggior parte, se non la totalità, dell’energia e della massa osservate nel vento solare.
Per la prima volta, dunque, i ricercatori hanno osservato non tanto i singoli applausi, i jetlets, quanto il loro effetto d’insieme: un ruggito costante all’interno dell’‘auditorium’ dell’atmosfera solare la cui energia alimenta lo spettacolo del vento solare.
Questa perpetua onda sarebbe quindi frutto di numerosissimi discontinui e piccoli eventi che caratterizzano l’atmosfera superiore del Sole. Una scoperta in linea con la proposta visionaria di Eugene Parker, pioniere della eliofisica scomparso nel 2022. Lo scienziato, a cui la sonda Nasa deve il suo nome, nel 1988 suggerì che la corona solare potesse essere riscaldata da nanoflare, piccole esplosioni nell’atmosfera solare.
Immagine in evidenza e video sopra: getti su piccola scala alla base della corona solare con una estensione ad altitudini più elevate del fenomeno. Il video composito è ottenuto dalle osservazioni dello strumento Sdo di Nasa Parker Solar Orbiter e di Geos-R di Noaa. Le osservazioni sono state effettuate nel corso di circa 10 ore il 28 aprile 2021.Crediti: Nasa/Sdo/Goes-R