Quando all’inizio del 1500 Ferdinando Magellano, il primo esploratore europeo a navigare nell’Oceano Pacifico, scrisse il resoconto della sua spedizione verso l’Asia, incluse una descrizione di due oggetti luminosi nel cielo. Anni dopo, questi oggetti vennero chiamati in suo onore Nubi di Magellano.

Satelliti della Via Lattea, la Grande e la Piccola Nube di Magellano sono due galassie nane irregolari, visibili appunto a occhio nudo nel cielo notturno dell’emisfero sud. E proprio come l’esploratore portoghese che ha dato loro il nome, anche questa coppia galattica viaggia in modo piuttosto avventuroso. Orbitando l’una intorno all’altra, le Nubi di Magellano si avvicinano progressivamente alla nostra galassia, e nel farlo lasciano dietro di sé scie di detriti gassosi. Eppure questo non ferma il loro percorso cosmico: con grande stupore degli astronomi, le due galassie nane continuano a rimanere intatte, mantenendo anzi una vigorosa formazione di stelle.

Com’è possibile? Un nuovo studio guidato dal Colorado College e pubblicato su Nature ha trovato la possibile risposta: il sistema di Magellano è circondato da una corona, una sorta di scudo protettivo di gas caldo. Questa struttura avvolge le due galassie, impedendo di fatto che le loro riserve di gas vengano ‘strappate via’ dalla Via Lattea. E permettendo la continua nascita di nuove stelle.

I risultati sono stati ottenuti grazie a un veterano dell’esplorazione spaziale, il telescopio Nasa-Esa Hubble. Gli scienziati hanno poi combinato i dati di Hubble con quelli di Fuse (acronimo di Far Ultraviolet Spectroscopic Explorer), un satellite in pensione frutto della collaborazione tra le agenzie statunitense, canadese e francese, attivo tra il 1999 e il 2007. Insieme, le informazioni di Hubble e Fuse hanno permesso di gettare una nuova luce su un aspetto inedito dell’evoluzione galattica.

«Le galassie si avvolgono in bozzoli gassosi che fungono da scudi difensivi contro le altre galassie», spiega Andrew Fox dello Space Telescope Science Institute di Baltimora, co-autore dello studio.

La presenza di una struttura simile attorno ad alcune galassie in realtà era già stata ipotizzata da alcuni studi teorici. Ma questo è il primo studio che ne dimostra l’esistenza con dati osservativi. Sembra quindi che il motivo per cui le Nubi di Magellano continuano ad avere lo stesso aspetto sia la loro corona. Un oggetto che, nell’universo, risulta particolarmente prezioso.

 

Immagine in apertura: lo scudo che protegge le Nubi di Magellano, osservato dai dati di Hubble e Fuse. Crediti: STScI, Leah Hustak