Nel 1843, tra l’11 e il 14 marzo, è stata protagonista di un colossale ‘botto’ che in quel periodo l’ha resa la seconda stella più luminosa del cielo e ora torna in scena per una ricerca mirata a analizzarne l’evoluzione nell’arco di un ventennio: si tratta di Eta Carinae, astro binario che si trova a circa 7500 anni luce dalla Terra nella costellazione meridionale della Carena.

La Nasa, infatti, ha prodotto un filmato time-lapse con le immagini di Eta Carinae realizzate dal proprio osservatorio a raggi X Chandra in un arco di tempo compreso tra 1999 e 2020. Gli astronomi, che hanno integrato i dati di Chandra anche con quelli del satellite Xmm-Newton dell’Esa, hanno creato questo video per evidenziare l’evoluzione della stella binaria; infatti, a distanza di 180 anni da quella che è stata definita ‘Grande Eruzione’, il materiale emesso continua a espandersi.

Gli astri che formano il duetto Eta Carinae sono dei ‘pesi massimi’: hanno una massa, rispettivamente, pari a circa 30 e 90 volte quella del Sole. Durante l’esplosione ottocentesca, il sistema binario ha emesso una quantità di materiale pari a un valore compreso tra 10 e 45 volte la massa della nostra stella. Questo materiale ha poi dato origine a una coppia di nubi di gas, dense e di forma sferica, chiamata dagli scienziati Nebulosa Omuncolo.

Le osservazioni condotte da Chandra nel corso degli anni hanno messo in rilievo l’espansione del materiale che si sta diffondendo nello spazio a una velocità di oltre 7 milioni di chilometri orari. Le due stelle massicce, la cui vicinanza ne rende impossibile una visione individuale, costituiscono una sorgente di raggi X visibile in blu al centro dell’immagine in alto.

In arancio, invece, è evidenziato uno scintillante anello di raggi X che circonda l’intera Nebulosa Omuncolo; il cerchio, scoperto 50 anni fa, si sta espandendo e, al suo esterno, è presente un debole guscio, costituito anch’esso da raggi X. Questa struttura è stata evidenziata dagli astronomi in una specifica immagine (in basso); considerato che il guscio ha una forma e un orientamento simili all’Omuncolo, le due entità dovrebbero avere un’origine comune.

Gli scienziati ritengono che Eta Carinae abbia iniziato a espellere il materiale già molto prima del 1843, addirittura in un lasso di tempo che va dal 1200 al 1800; sono arrivati a tale convinzione analizzando il movimento dei grumi di gas riscontrati nei dati di alcune osservazioni svolte dal telescopio Hubble. Questo materiale, che si muoveva molto lentamente, è diventato brillante nei raggi X quando è stato investito dall’onda d’urto della Grande Eruzione.

«La storia di Eta Carinae diventa sempre più interessante – ha dichiarato Nathan Smith, ricercatore presso l’Università dell’Arizona e componente del team che ha svolto la ricerca – Tutte le prove suggeriscono che Eta Carinae sia sopravvissuta a un’esplosione molto potente che normalmente distruggerebbe una stella».

Il filmato della Nasa fa seguito a un precedente studio di The Astrophysical Journal (articolo: “The expansion of the X-ray nebula around η Car”), dedicato all’evoluzione di questa stella binaria.

In alto: Eta Carinae vista da Chandra (Crediti: Chandra, Nasa/Sao/Gsfc/M. Corcoran et al. – Hubble: Nasa/Esa/StSci – Processamento immagine: Nasa/Cxc/Sao/L. Frattare, J. Major, N. Wolk). 

In basso: il guscio di raggi X che circonda la Nebulosa Omuncolo (Crediti: Nasa/Sao/Gsfc/M. Corcoran et al.)