Una culla primordiale adatta alla chimica prebiotica, e quindi alle condizioni ideali per la vita al pari della Terra, se non di più. Marte agli albori della sua formazione doveva avere un’atmosfera densa e oceani caldi per milioni di anni. La ricerca a firma di ricercatori dell’Istituto SETI è stata pubblicata su Earth and Planetary Science Letters.

Grazie a un modello computerizzato, sono state associate le alte temperature al momento della  formazione di Marte allo stato fuso, la presenza dei primi oceani e il tipo di atmosfera presente al momento.

Come sulla Terra moderna, il vapore acqueo nell’atmosfera marziana primordiale era concentrato nell’atmosfera inferiore mentre l’atmosfera superiore di Marte era “secca”, perché il vapore acqueo si condenserebbe sotto forma di nuvole ai livelli inferiori dell’atmosfera. L’ Idrogeno molecolare (H 2), al contrario, non si è condensato ed è stato trasportato nell’atmosfera superiore di Marte, dove è stato perso nello spazio.

A sostenere tale ipotesi, sono state anche le conferme ottenute dal modello, collegato direttamente alle misurazioni effettuate da veicoli spaziali, in particolare, il rover Curiosity del Mars Science Laboratory.

Un capitolo nella prima storia marziana finora trascurato che, però, svela i “primi” momenti della vita del pianeta rosso: «All’epoca, l’atmosfera marziana primordiale doveva essere molto densa – circa 1000 volte più densa dell’atmosfera moderna- e composta principalmente da idrogeno molecolare.», ha affermato Kaveh Pahlevan, ricercatore del SETI Institute.

La presenza di idrogeno molecolare, noto per essere un forte gas serra, ha prodotto atmosfere dense e un’importante  effetto serra, consentendo ai primi oceani di acqua di essere stabili sulla superficie marziana per milioni di anni, fino a quando il gas si è gradualmente perso nello spazio.

I dati introdotti come vincolanti per il modello sono il rapporto deuterio-idrogeno di diversi campioni marziani, inclusi meteoriti marziani e quelli analizzati da Curiosity.

I meteoriti di Marte sono per lo più rocce infuocate: si sono formati quando l’interno di Marte si è sciolto e il magma è salito verso la superficie. L’acqua disciolta all’interno di  questi campioni, derivati ​​dal mantello, ha un rapporto deuterio-idrogeno (D/H) simile a quello degli oceani terrestri, indicando che i due pianeti iniziavano con rapporti D/H simili e che la loro acqua proveniva dalla stessa fonte nel primo Sistema Solare.

Curiosity ha invece misurato il rapporto D/H di un’antica argilla di 3 miliardi di anni sulla superficie marziana e ha scoperto che questo valore è circa tre volte quello degli oceani della Terra.

Apparentemente, quando queste antiche argille si sono formate, il serbatoio d’acqua superficiale su Marte – l’idrosfera – aveva deuterio sostanzialmente concentrato rispetto all’idrogeno.

L’unico processo noto per produrre questo livello di concentrazione di deuterio (o “arricchimento”) è la perdita preferenziale dell’isotopo H più leggero nello spazio.

Le atmosfere ricche di H 2 sono significative nella ricerca della vita oltre la Terra. L’Istituto SETI ha sperimentato già dalla metà del 20° secolo che le molecole prebiotiche sono implicate nell’origine della forma di vita.

In apertura: un rendering 3D di un pianeta bagnato blu. Crediti: Planet Volumes/Anodé su Unsplash.