L’esposizione ai raggi solari comporta rischi non solo per la pelle degli esseri umani, ma in un certo senso anche per ‘quella’ degli asteroidi: ne è la prova la superficie di Bennu, il piccolo corpo celeste al centro della missione Osiris-Rex della Nasa, che è attraversata da profonde incrinature.
A produrre questa sorta di invecchiamento – in tempi anche piuttosto brevi, da un punto di vista geologico – è stato appunto il Sole: lo afferma un recente studio di Nature Geoscience (articolo: “Alignment of fractures on Bennu’s boulders indicative of rapid asteroid surface evolution”), basato sia sulle immagini realizzate da Osiris-Rex, sia su modelli informatici; all’indagine hanno preso parte anche due ricercatori italiani, Marco Delbo (primo autore) dell’Osservatorio della Costa Azzurra e Maurizio Pajola dell’Istituto Nazionale di Astrofisica-Osservatorio di Padova.
L’indagine ha evidenziato che il calore del Sole è in grado di fratturare le rocce di Bennu in un arco di tempo compreso tra 10mila e 100mila anni: un periodo piuttosto breve, in confronto al ritmo graduale con cui cambiamenti geologici analoghi avvengono sulla Terra. Il Sole, infatti, spunta ogni 4,3 ore sull’asteroide che quindi è soggetto ad un intenso stress termico: le sue temperature oscillano tra 127°C e -23°C. Le fratture della superficie di Bennu sono state individuate sin dalle prime immagini prodotte da Osiris-Rex; gli studiosi, che hanno misurato oltre 1500 crepe, hanno notato che esse sembrano puntare quasi tutte verso la stessa direzione (nordovest-sudest), un dato indicativo dell’azione dello stress termico in questo processo erosivo.
Inoltre, i solchi di Bennu sono piuttosto simili a quelli di origine termica presenti sulla Terra e su Marte ma si trovano in un contesto più ‘esotico’ (bassa gravità e zero atmosfera), anche in confronto all’ambiente del Pianeta Rosso.
I dati emersi dallo studio, secondo gli autori, potranno essere utili per valutare la durata dei processi erosivi che – sugli asteroidi come Bennu – portano allo sgretolamento delle rocce in frammenti più piccoli che possono essere espulsi nello spazio oppure rimanere a gravitare sulla superficie di questi piccoli corpi celesti.
Osiris-Rex, che il 20 ottobre 2020 ha prelevato dei campioni rocciosi dalla superficie di Bennu, ha cominciato a dirigersi verso la Terra il 10 maggio 2021; l’arrivo della capsula Sample Return, contenente il prezioso materiale, è previsto per il 24 settembre 2023 nel deserto occidentale dello Utah, dove si trova la base Utah Test and Training Range.
In alto: le ‘rughe’ di Bennu viste dalla fotocamera PolyCam di Osiris-Rex (Crediti: Nasa/Goddard/Università dell’Arizona)