Cosa succederà dopo il 2030, quando dismessa la Iss, dovrebbero subentrare nuovi avamposti commerciali in orbita bassa terrestre? Gli esperti della Aerospace Safety Advisory Panel della Nasa in una riunione del 21 luglio scorso, hanno considerato come improbabile da parte dell’agenzia americana garantire un passaggio senza interruzioni tra la Iss e i nuovi avamposti.
«La pianificazione per la realizzazione del programma Commercial Leo Earth Orbit (LEO) Destinations e le risorse allocate per mantenere una presenza in quest’orbita da parte della Nasa, è motivo di preoccupazione per noi.», ha affermato Patricia Sanders, presidente del team di esperti.
Per Nasa, che supporta lo sviluppo di stazioni spaziali commerciali, sono stati selezionati team guidati da Blue Origin, Nanoracks e Northrop Grumman e malgrado la Nasa abbia prolungato la vita operativa della Iss al 2030, il passaggio di consegne potrebbe non essere in linea.
I progetti commerciali sostenuti dalla Nasa rientrano nello Space Act pensato per far maturare progetti per le stazioni spaziali commerciali. L’agenzia ha un accordo separato con Axiom Space per agganciare una serie di moduli commerciali alla Iss che in seguito formeranno il nucleo di una stazione autonoma.
Ma è proprio sulla programmazione dell’ avvicendamento tra pubblico e privato per la presenza in orbita bassa terrestre della Nasa che il comitato della sicurezza Nasa esprime perplessità.
Amy Donahue, membro della Aerospace Safety Advisory Panel, ha affermato che la Nasa prevede di emettere requisiti formali per l’utilizzo di quelle stazioni solo alla fine del 2024: «C’è pochissimo margine per garantire che venga mantenuta una presenza continua degli Stati Uniti in Leo, visto che la Iss andrà in pensione nel 2030.»
Sulla scarsa probabilità, si sono espressi anche altri esperti: l’Office of Inspector General della Nasa lo scorso novembre, poco prima che l’agenzia assegnasse i suoi premi alla stazione spaziale commerciale, avvertiva come non realistico la messa in servizio di una o più stazioni commerciali prima del 2030.
Si gioca sul filo di lana la scommessa della Nasa, che deve tener conto anche di ingenti risorse finanziarie da destinare allo sviluppo delle stazioni e per l’utilizzo delle stesse: «Non si hanno previsione su come garantire ai fornitori l’entità dell’attività della Nasa una volta che un laboratorio commerciale sarà disponibile. Riteniamo probabile che Nasa fornisca finanziamenti ponte, nella fase di trasferimento da una stazione spaziale governativa e una completamente privata, almeno fino a quando il mercato possa ritenersi maturo e solido.» aggiunge Donahue.
Di fatto, è cronaca di questi giorni la passeggiata spaziale extraveicolare di Samantha Cristoforetti e il cosmonauta russo Oleg Artemyev che sulla Iss hanno lavorato , tra le altre cose, al programma Era (European Robotic Arm) il primo robot in grado di “camminare” attorno al segmento russo della Stazione Spaziale Internazionale. Leggero e potente, lungo oltre 11 metri, il braccio ha la capacità di ancorarsi a dei punti fissi della Stazione e di muoversi avanti e indietro da solo. I due astronauti hanno rilasciato dieci nano satelliti progettati per raccogliere dati radio-elettronici. Sulla Stazione Spaziale, malgrado tutto, il lavoro di squadra alla base della cooperazione scientifica, prosegue e mostra tutta la sua forza.
In apertura: la stazione spaziale commerciale Orbital Reef è stata sviluppata da un team guidato da Blue Origin. Crediti: Blue Origin