Analizzando il volume della sabbia nei crateri marziani, un recente studio ha scoperto che più queste cavità sono antiche e più è abbondante la sabbia da loro custodita.
I risultati della ricerca, realizzata dalla Monash University e pubblicata su Geology, forniscono  importanti indizi su un passato marziano in cui era presente acqua liquida sulla superficie del pianeta. Studiarne la sabbia è infatti una strada per scoprire se e quando il Pianeta Rosso sia stato abitabile.

«Se vogliamo sapere se c’è stata vita su Marte, dobbiamo capire le rocce sedimentarie», ha affermato l’autore principale dello studio, Andrew Gunn della Monash University School of Earth, Atmosphere and Environment.

A differenza della Terra, su Marte manca una tettonica a placche, motivo per cui gli accumuli di sedimenti in superficie sono per lo più conservati fino ai giorni nostri. La sabbia incastonata negli antichi crateri superficiali diventa così testimone prezioso dei fenomeni geologici che hanno caratterizzato il passato di Marte. Basandosi su mappe geologiche, simulazioni climatiche e dati satellitari, i ricercatori hanno stimato le dimensioni dei depositi di sabbia nei crateri dal diametro maggiore di un chilometro. Dall’analisi è emerso che l’età del cratere, la latitudine e le sue caratteristiche fisiche influenzano il tasso di accumulo della sabbia qui portata dal vento.

I sedimenti sabbiosi più abbondanti sono stati trovati nei crateri formati nel tardo Noachiano e nel primo Esperiano, i periodi più antichi della storia geologica di Marte. La ricerca suggerisce quindi un aumento dei tassi di erosione in queste due ere, suggerendo la presenza di acqua in questi periodi: per produrre sedimenti che possono essere trasportati dal vento, è infatti necessaria prima l’azione dell’acqua in grado di scomporre rocce grandi e pesanti in particelle più piccole.

«Vedere alti tassi di accumulo in un certo periodo della storia di Marte indica che allora era molto più probabile che ci fossero fiumi attivi che erodevano materiale — afferma Andrew Gunn della Monash University School of Earth, Atmosphere and Environment  — Il nostro studio determina i tempi e i tassi di erosione e accumulo dei sedimenti nel corso della storia geologica di Marte in un modo del tutto nuovo, e per la prima volta quantifica una misura dell’erodibilità di ciascuno dei tipi di rocce che vediamo sulla superficie di Marte».

La ricerca conferma quindi il valore potenziale dello studio dei sedimenti sabbiosi per uno sguardo sull’evoluzione climatica del Pianeta Rosso.

Crediti immagine in evidenza: Nasa/Gsfc