Un team di ricerca internazionale, guidato dalla Lund University, ha analizzato un meteorite proveniente da Marte utilizzando una tecnica di scansione avanzata a raggi X. La tecnologia, che  sarà utilizzata in futuro nel corso delle missioni di sample return della Nasa, ha mostrato che il meteorite ha avuto un’esposizione limitata all’acqua. Secondo gli scienziati, in quell’epoca, il pianeta rosso non sarebbe stato un ambiente ospitale per lo sviluppo di forme di vita. Lo studio è stato pubblicato su Science Advances

I ricercatori hanno utilizzato la tomografia a neutroni e a raggi X per analizzare il meteorite, alla ricerca di tracce d’acqua. Questa tecnica è un metodo comunemente usato per esaminare un oggetto senza danneggiarlo e i neutroni permettono di individuare le molecole di idrogeno, un componente dell’acqua. I risultati mostrano che una parte abbastanza piccola del campione ha reagito con l’acqua e  – con molta probabilità –  il meteorite non proviene da un’area ricca di sorgenti idrotermali. 

«Una delle possibili teorie è che la reazione sia avvenuta dopo che  piccole quantità di ghiaccio sotterraneo si sono sciolte a causa  dell’impatto di un meteorite circa 630 milioni di anni fa – afferma Josefin Martell, autore dello studio –  naturalmente ciò non significa che la vita non possa essere esistita in altri luoghi su Marte, o che non possa esserci stata in altre epoche».

Non resta che attendere le missioni Esa-Nasa Mars Sample Return, un progetto ambizioso che prevede l’utilizzo di una serie di rover e sistemi di lancio in grado di prelevare e riportare sulla Terra i campioni di roccia raccolti dal rover Perseverance  nella zona del cratere Jezero. 

Credit foto: Josefin Martell