A un mese dall’invasione russa dell’Ucraina, è sempre più evidente che le conseguenze del conflitto stanno arrivando anche nello spazio – settore in cui la collaborazione tra paesi è un ingrediente che non può mancare per la buona riuscita delle missioni.

La settimana scorsa è stato definitivamente sospeso ExoMars, programma congiunto tra agenzia spaziale europea e russa, che sarebbe dovuto partire alla volta del pianeta rosso nell’autunno 2022.

Nel frattempo, se la Iss sembra (almeno per ora) l’unica ‘zona franca’, nelle basi di lancio gli assetti internazionali stanno cambiando rapidamente. E tutto preannuncia un futuro in cui i principali attori spaziali faranno a meno dei vettori russi Soyuz.

La stessa agenzia spaziale russa Roscosmos a fine febbraio ha deciso di sospendere tutte le sue attività di lancio dallo spazioporto europeo di Kourou, in Guyana francese. Pochi giorni dopo, Arianespace ha annunciato il suo allineamento alle sanzioni economiche verso Mosca, confermando il definitivo stop di tutti i lanci a bordo di razzi Soyuz. Il che include anche i trasporti dal cosmodromo russo di Baikonur: da qui il 4 marzo sarebbero dovuti partire 36 satelliti per le telecomunicazioni della costellazione britannica OneWeb, con un lancio Soyuz gestito appunto da Arianespace. L’azienda, che ha sede principale in Francia, ha annunciato un «rinvio a data indefinita» del lancio (missione ST38). Dal canto suo OneWeb, che rischia di vedere la sua flotta di satelliti bloccarsi all’attuale 66% della costellazione totale, ha avviato una partnership con l’azienda competitor SpaceX.

Ne emerge un quadro complesso, che potrebbe portare a nuovi equilibri nel settore spaziale internazionale. Scenari emersi in parte durante la conferenza Satellite 2022, conclusa il 24 marzo a Washington. Durante il panel Next Generation Launchers Gearing Up, il Ceo di Arianespace Stéphane Israël ha detto che l’azienda sta lavorando per trovare alternative ai lanci a bordo di vettori russi.

Secondo quanto riportato da Spacenews, Israël ha riconosciuto che i piani di Arianespace sono stati sconvolti dall’invasione russa dell’Ucraina, e che «il 2022 sarà molto diverso rispetto ai programmi iniziali».

I passaggi a bordo di razzi Soyuz non potranno certo essere sostituiti da un giorno all’altro, ma secondo Israël il piano a lungo termine è quello di puntare sempre più sull’autonomia europea in materia di voli spaziali. Il che si traduce in due nomi: Vega C e Ariane 6.

Il debutto di Vega C è atteso per maggio, e a bordo ci sarà il sistema Lares2 sviluppato da Ohb Italia con il coordinamento dell’Agenzia Spaziale Italiana – proprio ieri sono state completate le ultime verifiche prima del trasporto a Kourou in vista del lancio.

Mentre Ariane 6, ultimo vettore della famiglia Ariane, dovrebbe fare il suo volo inaugurale entro la fine di quest’anno. «Il razzo è stato disegnato per trasportare i satelliti Galileo, e potrebbe lanciarli nel 2023», ha spiegato Israël.

Le prossime due missioni Galileo, M10 e M11, sono tra quelle che sarebbero dovute partire quest’anno con un vettore Soyuz. Ma secondo Israël il ritardo non dovrebbe compromettere la performance della costellazione Galileo.

Nel complesso, ha sottolineato il Ceo di Arianespace, la sospensione dei lanci Soyuz giustifica la decisione del 2014 di concentrarsi sullo sviluppo di nuovi lanciatori europei. «Volevamo dare ad Arianespace e all’Europa un pieno accesso autonomo allo spazio – ha detto Israël – ed è stata la decisione giusta. Lo vediamo ora più che mai».

 

Immagine in apertura: Rappresentazione artistica di Ariane 6. Crediti: Esa