La primavera si avvicina e Curiosity, il rover Nasa in ‘giro’ sul Pianeta Rosso dal 6 agosto 2012, ha pensato di festeggiarne l’arrivo con un ritratto a tema: l’immagine, risalente allo scorso 25 febbraio, è il frutto di un collage di più foto e mostra una sorta di ‘fiore’ con i ‘petali’ rivolti verso l’alto. Lo strumento che il rover ha impiegato per gli scatti è Mahli (Mars Hand Lens Imager), dotato di una lente di ingrandimento per realizzare foto particolarmente dettagliate.

La corolla marziana, ribattezzata ‘Blackthorn Salt’ dai tecnici della missione, in realtà è una formazione diagenetica: essa è costituita da minerali precipitati dall’antica acqua di Marte, che conteneva un miscuglio di particelle rocciose. Il fiore, largo circa 1 centimetro, si trova nei pressi del Monte Sharp, il rilievo all’interno del cratere Gale: si tratta della zona dove Curiosity si è posato quasi 10 anni fa.

Blackthorn Salt, che ad alcuni ha ricordato anche le ramificazioni tipiche dei coralli, non è un caso isolato: sulla superficie del Pianeta Rosso sono state individuate altre formazioni, createsi in seguito allo stesso processo chimico-fisico. Alcune di esse presentano un aspetto floreale come Blackthorn Salt, mentre altre sono tondeggianti: ne vediamo un paio di esemplari accanto al ‘fiore’.

Curiosity ha osservato altre strutture diagenetiche da quando ha iniziato la sua attività esplorativa, anche perché – secondo gli studiosi – il bacino in cui si trova doveva ospitare un lago. Alcuni depositi floreali sono stati osservati nell’area delle colline Parhump e nella zona della Murray Formation.

Queste singolari strutture geologiche sono state fotografate anche da un altro rover Nasa, Opportunity, attivo sul Pianeta Rosso dal 2004 al 2019. Il rover ha immortalato delle formazioni sferiche, situate nella zona Meridiani Planum, vicina all’equatore marziano. Questi depositi presentano una sfumatura bluastra dovuta all’ematite (un tipo di ossido di ferro) e sono stati soprannominati ‘Martian Blueberries’ (mirtilli marziani).

I ricercatori ritengono che monitorare queste strutture sia importante per ricostruire la storia della presenza dell’acqua su Marte.

(Crediti immagine: Nasa/Jpl-Caltech/Msss)