Hanno un’altezza compresa tra 1 e 2 metri, la loro estensione può oscillare da 5 metri sino a 40 e sono salite alla ribalta per uno studio che ne ha indagato i movimenti: si tratta di strutture sabbiose piuttosto diffuse su Marte, definite megaripple o creste eoliane trasversali (Tar, Transverse Aeolian Ridge).
La ricerca, pubblicata su Journal of Geophysical Research: Planets (articolo: “Widespread Megaripple Activity Across the North Polar Ergs of Mars”), è stata coordinata dal Planetary Science Institute di Lakewood (Sati Uniti) ed è stata svolta da un team internazionale, che ha visto anche la partecipazione dell’Istituto Nazionale di Astrofisica.
Le creste al centro dell’indagine, riscontrabili anche sulla superficie terrestre, sono una struttura geologica modellata dall’azione del vento e caratterizzata da dimensioni intermedie rispetto alle più contenute increspature (ripple) e alle dune che possono raggiungere anche centinaia di metri in altezza e in estensione. Le megaripple, oggetto di numerosi studi, sono ritenute generalmente inattive e quindi fossili dell’antico clima di Marte. Vi sono però delle eccezioni: gli autori del saggio hanno riscontrato che una vasta ‘popolazione’ di tali creste, situata nelle regioni polari settentrionali del pianeta, si sta muovendo insieme alle dune e alle ripple.
Il team della ricerca si è basato sulle immagini realizzate dalla fotocamera Hirise, strumento installato a bordo della sonda Mars Reconnaissance Orbiter della Nasa, durante un periodo piuttosto lungo (sei anni marziani, pari a 13 della Terra). Dall’analisi dei dati gli studiosi hanno notato che le sabbie del polo nord di Marte sono in movimento: le megaripple presentano un tasso di migrazione medio di 0,13 metri per ogni anno terrestre, mentre le ripple ad esse vicine si spostano in media di 9,6 metri all’anno, durante i soli 22 giorni dell’estate settentrionale. Questo dato così elevato, secondo gli scienziati, spiegherebbe il dinamismo delle megaripple.
I ricercatori hanno riscontrato che la sottile atmosfera marziana può smuovere la sabbia a grana grossa di tali creste e la mappatura dei vasi campi di dune delle estreme regioni nord di Marte ha messo in rilievo che queste formazioni non sono così statiche come si riteneva in precedenza. Le migrazioni di tali strutture plasmate dal vento sono connesse alle variazioni stagionali: il lungo inverno polare pone un freno al movimento, mentre i le correnti che spirano nella tarda primavera e in estate fanno ripartire il fenomeno, il cui tasso compensa anche i periodi di inattività.
Le megaripple delle regioni polari si spostano a velocità relativamente più elevate rispetto a quelle situate a latitudini inferiori. La particolare intensità del loro dinamismo è probabilmente correlata ai maggiori flussi di sabbia individuati nelle dune vicine e spostati dai venti stagionali nel periodo in cui il ghiaccio polare si trova in fase di sublimazione. Questo fenomeno – concludono gli autori del paper – suggerisce che una buona parte della superficie del Pianeta Rosso sia geologicamente attiva.
In alto: le strutture sabbiose del polo nord di Marte viste da Hirise (Crediti: Nasa/Jpl/Università dell’Arizona).