Un team internazionale di astronomi ha scoperto la più grande riserva di idrogeno atomico quasi completamente priva di stelle: un sistema composto da sette diverse nubi in cui è concentrato il carburante fondamentale per la produzione stellare, sei delle quali, tuttavia, appaiono scure e fredde, dunque senza né galassie né stelle.

La scoperta, in via di pubblicazione su The Astrophysical Journal e disponibile su Arxiv, è stata realizzata analizzando i dati della MeerHOGS Survey, un’indagine pilota per testare il radiotelescopio sudafricano MeerKat.

Questa misteriosa riserva di idrogeno ha le dimensioni totali di una galassia massiccia e si estende su una distanza di 1,3 milioni di anni luce.
L’assenza stellare nel sistema risulta sconcertante data la grande massa di gas a disposizione per la loro formazione, equivalente secondo i ricercatori a 10 miliardi la massa del nostro Sole.
Tra le sette nubi individuate, solo una ospiterebbe una piccola galassia nana, la quale risulta, tuttavia, troppo minuscola per essere l’origine di tutto questo gas.

Scovato ai margini di un gruppo relativamente massiccio di galassie, c’è la possibilità che la catena di nubi sia gas strappato dal vicino gruppo galattico. Una plausibile spiegazione alternativa al furto stellare consiste nel ritenere l’idrogeno primordiale ed esser stato attirato gravitazionalmente dalle galassie ammassate attraverso un percorso di filamenti cosmici. Queste strutture fungono, infatti, da autostrade lungo le quali le concentrazioni di massa si riuniscono sotto l’azione della gravità.

«Ci aspettiamo che le galassie ricche di gas siano associate a queste strutture, usando il loro idrogeno neutro come combustibile per la formazione e la crescita delle stelle – afferma Michelle Cluver della Swinburne University, coautore dell’articolo – abbiamo quindi cercato questo tipo di gas lungo un tale filamento, tuttavia non ci aspettavamo nulla di simile a queste nubi».

La natura enigmatica dell’enorme complesso di gas è alimentata, infine, dalla sua inaspettata sopravvivenza senza essere associato a una “casa” galattica: infatti, solo l’attrazione gravitazionale di una galassia ospite può, in linea di principio, compattare una nube fino a renderla abbastanza densa da creare uno scudo naturale contro la radiazione cosmica di fondo, la radiazione elettromagnetica che permea l’universo.

La scoperta di queste sette nubi, oltre a confermare l’innovatività del telescopio MeerKat, implica ora la necessità di nuove osservazioni dedicate molto più profonde per capirne l’origine. Risolvere questo enigma potrebbe, infatti, aiutare gli astronomi a comprendere meglio il ruolo che l’idrogeno atomico gioca nell’evoluzione delle galassie in strutture su larga scala.

 

Immagine: le sette nubi della  grande riserva di idrogeno atomico priva di stelle osservata dal telescopio MeerKat (Crediti: I. G. Józsa, T.H. Jarrett, M.E. Cluver)