In termini astronomici, la gestazione del nostro pianeta è stata piuttosto rapida. È quanto afferma una nuova ricerca coordinata dall’Università della California, secondo cui la Terra sarebbe venuta alla luce più velocemente di quanto pensassimo. Lo studio, pubblicato oggi su Nature, mostra che il nostro mondo si è formato circa 4 miliardi e mezzo di anni fa a partire da una nube di gas e polveri attorno al Sole, grazie a un rapido processo che ha intrappolato elementi liquidi e gassosi nel mantello terrestre.

Per ricostruire la catena di eventi che ha dato il la alla formazione planetaria gli scienziati hanno utilizzato un gas che conosciamo bene: il neon, che oltre a servirci per l’illuminazione ha un ruolo fondamentale nella nascita dei corpi celesti.

“Volevamo capire dove e in che modo il neon è stato acquisito dal mantello terrestre – spiega infatti Curtis Williams, prima firma dell’articolo – perché abbiamo pensato che questo gas potesse darci preziose informazioni sulla velocità a cui si è formato il nostro pianeta.”

Seguendo questa intuizione, Williams e colleghi si sono messi sulle tracce del neon nei due luoghi più indicativi per ricostruire il passato del nostro pianeta: le profondità dell’oceano e dello spazio. Per quanto riguarda i dati terrestri, le strutture più simili al mantello sono rocce basaltiche che si trovano sul pavimento oceanico. In particolare, gli scienziati hanno analizzato con uno spettrometro di massa alcuni campioni raccolti durante una spedizione guidata dall’Università del Rhode Island.

I dati spaziali sono invece arrivati dalla missione Genesis della Nasa, che tra il 2001 e il 2004 ha effettuato il primo tentativo di raccogliere un campione di vento solare. Studi precedenti erano riusciti a isolare degli isotopi di neon attribuiti alla cosiddetta nebulosa solare, e i ricercatori dell’Università della California hanno combinato questi dati con quelli terrestri.

Il neon ha svolto così il ruolo di “memoria planetaria”: sia nel sottosuolo che nello spazio, questo gas mantiene traccia della sua evoluzione anche dopo oltre 4 miliardi di anni.

“I dati che abbiamo analizzato – spiega Williams – mostrano chiaramente la presenza di una nube di neon nel mantello terrestre. E poiché il neon indica la presenza di altri elementi volatili come idrogeno, carbonio e azoto, è molto probabile che tutti questi composti si siano condensati nel nostro pianeta allo stesso tempo.” Da qui la conclusione sulla rapidità della nascita terrestre: per assorbire tutti questi elementi volatili è infatti necessario che un pianeta raggiunga dimensioni piuttosto grandi prima che la nube si dissolva – e nel caso della Terra, questo corrisponderebbe a circa 2 o 3 milioni di anni: un battito di ciglia, rispetto alla storia dell’universo.

Oltre a gettare una nuova luce sull’origine del nostro mondo, questo risultato potrebbe aiutarci anche a identificare sistemi extrasolari con caratteristiche di formazione simili, in vista della grande ricerca di una “Terra gemella” abitabile come la nostra.