Anche i buchi neri possono avere il singhiozzo, e la nostra galassia non è estranea al fenomeno. Il cuore nero della Via Lattea è occupato da Sagittarius A*, un buco nero supermassiccio con una massa di 4,1 milioni di Soli. Come gli altri mostri cosmici che abitano i centri galattici, Sagittarius A* divora tutti i corpi celesti nelle vicinanze con il suo irresistibile campo gravitazionale. Utilizzando i dati del telescopio spaziale Hubble, un team di ricerca ha scoperto un insolito flusso provenire dal buco nero della Via Lattea, simile al getto di una fiamma ossidrica. Analizzando i dati di Hubble, gli scienziati hanno scoperto che il getto risale a diverse migliaia di anni fa, ma sta ancora spingendo debolmente verso un’enorme nube di idrogeno.

Il motivo? Si tratta degli effetti di un colossale singhiozzo emesso da Sagittarius A* dopo un antico banchetto stellare un po’ eccessivo, che ha scosso il buco nero provocando la fuoriuscita di questo getto verso l’alone galattico. Si tratta dell’ennesima prova che i buchi neri non sono mostri addormentati, ma cambiano periodicamente la loro struttura quando divorano stelle e nubi di gas.

Precedenti osservazioni di Hubble e di altri telescopi avevano già trovato le prove di una potente esplosione di Sagittarius A*, avvenuta da 2 a 4 milioni di anni fa. Lo scoppio è stato così forte da illuminare una struttura gassosa a circa 200.000 anni luce dal centro galattico, chiamata Corrente di Magellano, il cui gas è incandescente ancora oggi.

Il nuovo getto prodotto dal singhiozzo cosmico ha causato qualcosa di simile, anche se su scala più piccola: una bolla molto calda di gas in espansione, probabilmente gonfiata proprio dal getto scovato da Hubble. Per comprendere meglio questo complesso fenomeno, gli scienziati hanno analizzato da Hubble la galassia NGC 1068, il cui buco nero ha prodotto un getto molto simile. A dimostrazione di come il singhiozzo dei buchi neri abbia effetti che si prolungano per migliaia, talvolta milioni di anni.

 

Immagine in apertura: Immagine composita di raggi X, gas molecolare e gas caldo ionizzato vicino al centro galattico. Crediti: Nasa, Esa, Gerald Cecil (Unc-Chapel Hill), Joseph DePasquale (STScI)