Qualcosa di simile a uno spettacolo di fuochi d’artificio, seppur minaccioso, è stato osservato su EK Draconis, una stella ai margini della Via Lattea. Una potente esplosione ha gettato nello spazio particelle cariche a una velocità di 1,6 chilometri al secondo, un episodio mai riscontrato nel nostro sistema solare.

I risultati di questo evento, scrutato nel 2020, sono appena stati pubblicati su Nature Astronomy da un team guidato da Kosuke Namekata dell’Osservatorio Astronomico Nazionale del Giappone.

Con il supporto di un telescopio spaziale e uno di terra, Tess e Seimei, gli astronomi hanno osservato per 32 notti un sistema stellare all’interno della Costellazione del Dragone, tra le più grandi della volta celeste e visibile dall’emisfero settentrionale. Un superflare (o un super brillamento) è apparso sulla superficie di EK Draconis e dopo 30 minuti si è verificata la fase di “eruzione del filamento” che ha creato una nuvola di plasma rovente 10 volte più grande di quelle mai registrate su una stella simile al Sole.

L’evento, se non fosse per la sua portata esponenziale, è un fenomeno stellare che avviene regolarmente anche sulla superficie del Sole: una “espulsione di massa coronale”, comunemente nota come tempesta solare. Se sul Sole avvenisse un’esplosione simile, le particelle emesse (il plasma) colpirebbero necessariamente la Terra distruggendo i satelliti in orbita e interrompendo il funzionamento delle reti elettriche. Siamo dunque a rischio? Assolutamente no e gli scienziati rassicurano: il nostro Sole è troppo anziano per provocare esplosioni simili.

EK Draconis, protagonista di questa esuberante manifestazione, è una giovane stella di 100 milioni di anni. «È come appariva il nostro Sole 4,5 miliardi di anni fa», ha detto Yuta Notsu, astrofisico dell’Università del Colorado e ricercatore presso l’Osservatorio solare nazionale degli Stati Uniti. Notsu aveva già fatto parte del gruppo di ricerca che nel 2019 pubblicò uno studio proprio su giovani stelle simili al Sole che mostravano fenomeni frequenti di superflare. «Questi bagliori sono molto più grandi di quelli che vediamo sulla superficie del Sole. Sospettavamo quindi che producessero anche espulsioni di massa più grandi e ora ne abbiamo la prova».

Secondo il ricercatore, inoltre, nei primi anni del sistema solare, la presenza di gigantesche espulsioni di massa coronale come quella appena osservata, spiegherebbe l’attuale conformazione di alcuni pianeti. «Questa osservazione può aiutarci a capire meglio come eventi simili possano aver influenzato la Terra e persino Marte per miliardi di anni. L’atmosfera attuale di Marte è molto sottile rispetto a quella terrestre – ha spiegato Notsu – Crediamo che Marte in passato avesse un’atmosfera molto più densa e le espulsioni di massa coronali possono aiutarci a capire cosa è successo al pianeta nel corso del tempo». L’evento mostra quindi quanto possa essere dannoso il tempo meteorologico spaziale e importante la sua comprensione.

 

Immagine in apertura: raffigurazione di uno dei più potenti superflare osservati. Stella EV Lacertae, 2008. Crediti: Casey Reed/Nasa