La superficie polverosa della Luna, immortalata nelle immagini delle impronte lunari degli astronauti dell’Apollo, si è formata a seguito dell’impatto di asteroidi e del duro ambiente spaziale che ha distrutto la roccia nel corso di milioni di anni. Secondo un team di scienziati, un antico strato di questo materiale, coperto da colate di lava e ora sepolto sotto la superficie lunare, potrebbe fornire nuove informazioni sul passato più remoto della Luna.
«Utilizzando un’attenta elaborazione dei dati, abbiamo trovato nuove interessanti prove che questo strato sepolto, chiamato paleoregolite, potrebbe essere molto più spesso di quanto previsto in precedenza», ha affermato Tieyuan Zhu, assistente professore di geofisica presso la Penn State University. «Questi strati sono rimasti invariati dal momento della loro formazione e potrebbero rilevare importanti dati per determinare l’impatto precoce degli asteroidi e la storia vulcanica della Luna».
Il team, guidato da Zhu, ha condotto una nuova analisi dei dati radar raccolti dalla missione cinese Chang’e 3 nel 2013, che ha eseguito le prime misurazioni radar dirette a terra sulla luna.
I ricercatori hanno identificato uno spesso strato di paleoregolite, di circa 5-10 metri, inserito tra due strati di roccia lavica che si ritiene abbia tra i 2,3 e i 3,6 miliardi di anni. I risultati suggeriscono che la paleoregolite si sia formata molto più velocemente rispetto alle precedenti stime di 2 metri per miliardo di anni, hanno detto gli scienziati.
Secondo i ricercatori la Luna ha sperimentato l’attività vulcanica nel corso della sua storia, depositando roccia lavica sulla superficie. Nel corso del tempo, questa roccia è diventata una sorta di polvere, chiamata regolite, grazie anche ai ripetuti impatti di asteroidi e all’erosione dovuta agli agenti atmosferici spaziali, solo per essere sepolta da successive colate di lava.
«Gli scienziati lunari contano i crateri sulla luna e usano modelli informatici per determinare la velocità con cui viene prodotta la regolite», ha detto Zhu. «I nostri risultati forniscono un vincolo su ciò che è accaduto tra due e tre miliardi di anni fa. Questo è il contributo davvero unico di questo lavoro».
Secondo il team, che ha recentemente riportato le proprie scoperte sulla rivista Geophysical Research Letters, gli strumenti di elaborazione dei dati utilizzati per questo studio potrebbero essere utili per interpretare dati simili raccolti durante future missioni sulla Luna, su Marte o altrove nel sistema solare.