Sembra un quadro astratto, solcato da tenui pennellate e illuminato da alcuni tocchi di colore più intenso: così si è presentata all’obiettivo di Hubble una porzione di Ic 2631 (in alto), una nebulosa a riflessione in cui sta facendo capolino una protostella.

Le nebulose a riflessione sono nubi di gas e polveri che riflettono la luce delle stelle vicine: i loro bagliori si disperdono attraverso questi materiali, comportandosi come il raggio di una torcia elettrica quando viene puntato, al buio, su un banco di nebbia che ne risulta illuminato. La maniera in cui la luce si disperde quando colpisce la polvere fine del mezzo interstellare fa sì che le nebulose a riflessione siano spesso di colore bluastro.

A questa categoria di oggetti celesti appartiene appunto Ic 2631, visibile nel Camaleonte (una costellazione minore dell’emisfero meridionale). L’area che Hubble ha ripreso ospita una protostella, ovvero il nucleo caldo e denso di un astro che sta per sbocciare ed è intento ad accumulare gas e polveri. Al termine di questo processo, la stella in fieri potrebbe raccogliere – con la forza di gravità – abbastanza materia per dare il via alla fusione nucleare e cominciare ad emettere luminosità ed energia.

Hubble ha osservato Ic 2631 mentre andava a ‘caccia’ di dischi di gas e polveri intorno ad astri giovani. Anche in altre circostanze, il telescopio ha scattato suggestivi ritratti durante attività di ricerca centrate su un particolare tipo di oggetto celeste. È il caso del resto di supernova Dem L249 (in basso), situato nella Grande Nube di Magellano; fotografato da Hubble nel corso di un’indagine sulle compagne superstiti di nane bianche esplose come supernove, Dem L249 si presenta come una serie di nastri che spiccano con il loro intenso colore rosso sullo sfondo scuro del cosmo.

L’oggetto in questione, ritenuto dagli studiosi il resto di una supernova di tipo Ia, dovrebbe essere stato prodotto dal ‘botto’ finale di una nana bianca che faceva parte di un sistema binario. Tuttavia, Dem L249 presenta delle caratteristiche che lo rendono anomalo rispetto agli standard dei resti di tipo Ia: il suo gas, analizzato anche con l’osservatorio Chandra della Nasa e il telescopio Xmm-Newton dell’Esa, risulta più caldo e più brillante nei raggi X di quanto dovrebbe. Probabilmente, secondo gli astronomi, la nana bianca all’origine era molto più massiccia dell’usuale e doveva aver terminato la sua esistenza in anticipo.

In alto: Ic 2631 [Crediti: Nasa, Esa e K. Stapelfeldt (Jet Propulsion Laboratory); processamento: Gladys Kober (Nasa/Catholic University of America)]

In basso: Dem L249 [Crediti: Nasa, Esa e Y. Chou (Academia Sinica, Institute of Astronomy and Astrophysics); processamento: Gladys Kober (Nasa/Catholic University of America)]