La serie Tv di Netflix Countdown Inspiration4 Mission to Space, il primo documentario in diretta dallo spazio, segna una nuova tappa nel rapporto con i media nell’era spaziale? Secondo Space News non del tutto.

Si tratta dei primi voli spaziali commerciali o turistici, una novità assoluta, eppure la relazione con i mezzi di comunicazione, ricorda i tempi in cui i Mercury Seven, i primi astronauti selezionati dalla Nasa e che di fatto crearono questa nuova figura professionale negli Stati Uniti, avevano una copertura mediatica brillante e perfetta.

Considerando come l’azienda aerospaziale di Elon Musk, SpaceX, ha trattato la sua prima missione civile, Inspiration 4, è interessante osservare come abbia voluto assicurarsi la copertura da parte delle firme più note degli attuali mezzi di comunicazione. Innanzitutto Time, la prima rivista statunitense di notizie, nonché la più diffusa e autorevole, ha avuto l’«accesso esclusivo alla missione pionieristica»; mentre Netflix, la prima emittente per la pubblicazione di serie originali, è riuscita addirittura a seguire i protagonisti prima, durante e dopo la missione, creandone una serie televisiva in cinque episodi.

I protagonisti, tutti con storie molto accattivanti, sono stati presentati nelle prime due puntate di Countdown Inspiration4 Mission to Space in onda il 13 settembre, a tre giorni dal lancio. Nel terzo e quarto episodio l’equipaggio viene seguito durante gli allenamenti. E infine il quinto inizia con la descrizione degli ultimi giorni prima del decollo, con l’arrivo al Kennedy Space Center per i preparativi e saluti ai propri cari; segue con il lancio, accompagnato da una suggestiva ripresa del Falcon 9 fino a quando svanisce nel cielo. Poi si vedono i quattro in orbita, l’ammaraggio e il ricongiungimento con le famiglie.

Tutto molto bello ed emozionante, fa notare Space News, ma manca un ingrediente sostanziale e cioè la tensione data dalla realtà di un documentario piuttosto che dalla perfezione di un film: raramente nel corso dell’addestramento e del volo stesso si vede l’equipaggio affrontare problemi o addirittura disaccordi. Eppure, nonostante la missione sia avvenuta con successo, sappiamo che non è stata perfetta. Dei problemi che gli “astronauti” hanno dovuto affrontare a causa di un difetto nel bagno della navicella, della nausea dovuta al “mal di spazio”, di cui soffre anche la maggior parte dei professionisti, non c’è menzione. Per evitare una caduta di stile rispetto all’immagine brillante e perfetta che si vuole comunicare? Con accordi esclusivi è sicuramente possibile.

Gli stessi Mercury Seven avevano un contratto in esclusiva con la rivista Life, interrotto dopo varie critiche, dalla Nasa. Mentre per i lanci di SpaceShipTwo con Virgin Galactic e di New Shepard con Blue Origin, i giornalisti sono stati poco considerati durante le brevi e rare conferenze stampa.

Sebbene in questa nuova era di voli spaziali commerciali le aziende private abbiano il diritto di stabilire accordi con i media, «c’è un valore nell’apertura a tutti che va oltre il vantaggio economico e che le compagnie di volo spaziale farebbero bene a considerare» conclude Space News.

 

Immagine in apertura: L’equipaggio: Christopher Sembroski, Sian Proctor, Jared Isaacman, Hayley Arceneaux. Crediti: Inspiration 4