Mentre la corsa alla Luna della Nasa riceve un ulteriore colpo, anche per quanto riguarda Marte l’agenzia statunitense potrebbe essere battuta sul tempo. Almeno per quanto riguarda le missioni di sample return. A premere sull’acceleratore del suo già ambizioso programma spaziale questa volta è il Giappone, che ha annunciato una nuova tabella di marcia per la sua missione Mars moon explorations (Mmx): liftoff nel 2024, arrivo intorno a Marte nel 2025 e ritorno sulla Terra nel 2029. Con a bordo il primo campione mai raccolto di Phobos, la più grande e più interna luna di Marte.

È lì, sostiene l’agenzia spaziale giapponese, che potrebbero nascondersi tracce di una passata presenza di vita su Marte. Phobos potrebbe infatti contenere ancora parte del materiale primitivo staccato alla crosta marziana in seguito all’impatto con antichi asteroidi. Gli scienziati della Jaxa hanno chiamato queste possibili impronte biologiche con la parola shigai, che in giapponese significa ‘resti’ ma che è anche l’acronimo dell’inglese Sterilized and Harshly Irradiated Genes, and Ancient Imprints (geni sterilizzati e fortemente irradiati e antiche impronte).

Forte del successo della missione Hayabusa2, che lo scorso anno ha portato a Terra un campione prelevato dall’asteroide Ryugu a oltre 300 milioni di chilometri di distanza, il Giappone punta a utilizzare una strategia simile.  Dopo l’inserzione di Mmx nell’orbita marziana, una sonda più piccola si staccherà dalla navicella madre e atterrerà su Phobos. A quel punto raccoglierà un campione della superficie del satellite – si parla di un minimo di 10 grammi, quantitativo che potrebbe essere raggiunto anche da due discese separate. Il prezioso carico verrà chiuso ermeticamente in una capsula, che si separerà dal resto della sonda e inizierà il suo ritorno verso il nostro pianeta.

Se tutto andrà come previsto, nel 2029 avremo quindi nei laboratori terrestri il primo pezzetto di luna marziana. Il che, come ha sottolineato il responsabile di progetto Yasuhiro Kawakatsu in una conferenza stampa, «metterebbe il Giappone davanti a Stati Uniti e Cina nel riportare campioni della regione marziana, nonostante l’inizio più tardivo della missione».