Il carbonio è un elemento chiave per l’evoluzione della vita come la conosciamo. Tuttavia la Terra primordiale e gli altri pianeti terrestri del sistema solare interno, all’epoca della loro formazione, erano così caldi che gli elementi come il carbonio andavano persi o si esaurivano.
Ma allora in che modo i pianeti rocciosi interni sono divenuti i mondi ricchi di carbonio che conosciamo oggi?
I ricercatori ritengono che il merito vada attribuito ai giganti gassosi più freddi come Giove e Nettuno, i quali si pensa abbiano mantenuto il carbonio nel sistema solare esterno, bloccandolo grazie alla loro potente forza gravitazionale.
Ciò avrebbe permesso ai piccoli precursori delle comete di trasportare il carbonio dalle regioni esterne a quelle interne, consentendo così ai pianeti rocciosi come Terra e Marte di incorporarlo.
A sostegno di questa ipotesi, le recenti osservazioni effettuate dall’Osservatorio Stratosferico per l’Astronomia Infrarossi (SOFIA) durante il passaggio fugace della cometa Catalina, avvenuto all’inizio del 2016.
Proveniente dalla nube di Oort – la zona di spazio oltre Nettuno situata ai confini del sistema solare – il gelido oggetto celeste durante la sua visita è sfrecciato oltre la Terra, superando il Sole per poi scomparire di nuovo nel buio dello spazio.
In questo frangente, Sofia, puntando uno dei suoi strumenti all’infrarosso, è stata in grado di rilevare un’impronta familiare all’interno del bagliore polveroso della coda della cometa: quella del carbonio.
Secondo i dati presentati nello studio pubblicato su Planetary Science Journal, la cometa Catalina sarebbe infatti molto ricca di carbonio, suggerendo che si sia formata nelle regioni esterne del sistema solare primordiale, dove l’elemento doveva essere presente in grandi quantità.
Il sistema solare esterno avrebbe quindi funzionato come un serbatoio, che, tramite comete e asteroidi avrebbe rifornito il sistema solare interno.
«Il carbonio è la chiave per conoscere le origini della vita», ha detto l’autore principale dell’articolo, Charles Woodward, astrofisico e professore presso l’Università del Minnesota . «Non siamo ancora sicuri se la Terra sia stata in grado di intrappolare da sola una quantità adeguata di carbonio durante la sua formazione, le comete potrebbero quindi essere state una fonte importante di questo elemento essenziale che ha portato alla vita come la conosciamo».
«Tutti i mondi terrestri sono soggetti agli impatti di comete e altri piccoli corpi, che trasportano carbonio e altri elementi», ha detto Woodward. «Ci stiamo avvicinando alla comprensione di come questi impatti sui primi pianeti possano aver catalizzato la vita».
Saranno necessarie nuove osservazioni per confermare l’effettiva presenza di molte altre comete ricche di carbonio nella nube di Oort. Il che sosterrebbe ulteriormente il loro ruolo nell’aver fornito carbonio e altri elementi di supporto vitale ai pianeti terrestri.