Chissà se 5mila anni fa gli abitanti della Terra sono stati sorpresi dallo spettacolare passaggio della cometa Altlas?
Una nuova ricerca, basata sui dati ricavati dal telescopio spaziale Hubble della NASA e pubblicata su Astronomical Journal, sembrerebbe avvalorare questa ipotesi. Dall’orbita ellittica molto allungata, C/2019 Y4 (Atlas) è classifica tra le comete non periodiche (che si contraddistinguono con il prefisso C) per cui le è stato attribuito un periodo orbitale tra i 5 e i 6mila anni.
Atlas è stata osservata per la prima volta nel dicembre del 2019, all’interno della costellazione dell’Orsa Maggiore, attraverso l’omonimo sistema Altlas (Asteroide Terrestrial-impact Last Alert System), gestito dall’Università delle Hawaii. Nel suo percorso verso il Sole è diventata più luminosa per il tipico rilascio di gas e polveri, ma pochi mesi dopo, mentre era più vicina alla Terra che alla nostra stella, si è frantumata in modo prematuro. Nel tempo in cui si attendeva di poterla osservare a occhio nudo, gli scienziati hanno avuto modo di studiarla anche attraverso il Solar Orbiter che a sorpresa si è ritrovato lungo la sua scia e di quantificare i livelli di materia primordiale.
Una delle ipotesi che sta prendendo piede è che il corpo progenitore di Atlas abbia raggiunto la distanza minima dal Sole, rendendosi quindi visibile, circa 5mila anni fa, e che disintegrandosi abbia dato luogo a una famiglia di comete. Una di queste sarebbe stata identificata in C/1844 Y1, la Grande Cometa che brillò nel nostro cielo nel 1844. La correlazione tra quest’ultima e Atlas è stata individuata recentemente in base alla somiglianza di principi orbitali da Maik Mayer, un appassionato di studi astronomici e artefice dell’identificazione di oltre 40 comete.
«Atlas segue lo stesso binario orbitale della cometa vista nel 1844 – conferma l’astronomo Quanzhi Ye, autore della nuova ricerca – ma resta comunque una cometa strana. E’ la prima volta che un membro della famiglia di comete di lungo periodo si disintegra prima di avvicinarsi al Sole. Questa resta una grande domanda».
Osservarne i frammenti fornisce indizi sulla cometa madre. «Ipotizziamo che la cometa Atlas derivi dall’interno ricco di ghiaccio di un progenitore non uniforme e largo un chilometro che si è diviso durante il suo precedente perielio. Ciò suggerisce che le comete fino a pochi chilometri di diametro possano ancora possedere interni complessi e non uniformi in grado di proteggere i ghiacci dall’intenso riscaldamento solare».
Atlas si è disintegrata nel giro di pochi giorni, mentre un altro pezzo è durato settimane: «questo ci dice che una parte del nucleo era più forte dell’altra», commenta Ye. Ma perché si è disintegrata così presto? Una delle ipotesi dei ricercatori è che la striscia di materiale espulso possa aver fatto ruotare la cometa così velocemente che le forze centrifughe l’hanno fatta a pezzi; una spiegazione alternativa è che i cosiddetti ghiacci super-volatili l’abbiano fatta esplodere come un fuoco d’artificio. «Iniziamo comunque a capire queste gerarchie e l’evoluzione della frammentazione di una cometa – ha detto Ye – Il comportamento di Atlas è interessante ma resta difficile da spiegare».
Se l’orbita non verrà turbata dal magnetismo di altri corpi celesti, il fratello sopravvissuto della cometa Atlas non si farà vedere prima dell’anno 7000.
Crediti immagine in apertura: Nasa, Esa, David Jewitt (Ucla), Quanzhi Ye (Università del Maryland)