Il futuro dello spazio è riutilizzabile. E se fino a poco tempo fa recuperare parti dei lanciatori inviati in orbita sembrava una rivoluzione tecnologica appannaggio soltanto di SpaceX, oggi non è più così. Sono sempre più numerosi gli attori spaziali privati che si stanno avvicinando al concetto del reusable, grazie alla possibilità di abbattere i tempi e i costi dei lanci.
L’ultima a unirsi alla sempre più nutrita squadra dei lanciatori riutilizzabili è la statunitense Relativity Space. Fondata nel 2015, l’azienda compensa la giovane età con una tecnologia molto competitiva, basata sulla stampa 3D. E proprio ieri ha annunciato di aver raccolto 650 milioni di dollari da finanziatori privati per sviluppare quello che sarà il suo primo lanciatore riutilizzabile. Completamente. “Non ci sarà una parte del veicolo che non si potrà recuperare”, ha infatti affermato il fondatore di Relativity Space Tim Ellis. Il razzo di Relativity, un’evoluzione dell’esistente veicolo Terran, dovrebbe volare nel 2024. Sarà più grande del Falcon 9 di Elon Musk e le sue componenti saranno interamente realizzate con la stampa 3D.
Una caratteristica che ci ricorda un altro recente colosso del mercato lanciatori riciclabili: Rocket Lab, che ha trovato in Nuova Zelanda la base perfetta per i suoi lanci. E che dopo il successo del vettore leggero Electron, realizzato appunto con la stampa tridimensionale, ha annunciato i suoi piani di costruire il veicolo per carichi pesanti Neutron, anch’esso riutilizzabile e capace di portare fino a 8mila chilogrammi in orbita bassa.
E ad affacciarsi al mondo del riciclo dei razzi c’è anche Firefly Aerospace, vicina al suo primo lancio con il razzo Alpha e impegnata nel futuro e più grande lanciatore riutilizzabile Beta.
Insomma, i competitor di Elon Musk stanno aumentando e il mercato dello spazio privato si fa sempre più interessante. Non resta che attendere i prossimi lanci con rientro.