Il Satellite 2021 LEO Digital Forum –  dal 5 all’ 8 aprile – , riunisce i principali operatori satellitari a confronto. Tra le proposte presentate anche offerte diversificate a quelle che la SpaceX offre per i servizi di copertura internet in orbita Leo con i satelliti Starlink.

Nella sessione di ieri 6 aprile, un confronto aperto ma altrettanto sfidante si è avuto tra i rappresentanti di società in competizione tra loro nello specifico Space X, l’americana di Elon Musk, la SES società di telecomunicazioni con sede in Lussemburgo e Viasat, appartenente alla compagnia svedese Modern Times Group (MTG). La Space X, con la crescente costellazione di satelliti in orbita bassa terrestre Starlink, conta più di 1300 satelliti lanciati per la copertura internet e prevede di lanciarne altre centinaia quest’anno. Quest’estate inizierà a schierare satelliti anche in orbite polari.

La questione riguarda la capacità di copertura dei satelliti Starlink che operando in orbita LEO , garantiscono la copertura globale anche mentre il satellite si muove, ma non sono esenti dal registrare latenze e ritardi nel rilascio dei dati. Anche il rilascio di dati dai  satelliti geostazionari che orbitano a 22.000 miglia sopra l’equatore, e che interrompe la copertura continua nelle regioni polari a causa della curvatura della Terra, non sembra essere la soluzione alternativa per problematiche di questo tipo.

La competizione tra società ha come obiettivo il servizio a cui è interessato il Dipartimento della Difesa che gestisce la Space Force americana e che ha mostrato interesse per Starlink, e in generale per l’utilizzo di servizi di comunicazione LEO anche di altri fornitori come Iridium e OneWeb, anche se trasmessi con un ritardo o una latenza minimi, rispetto ai servizi forniti dai satelliti geostazionari a 22.000 miglia sopra l’equatore.

Ma Steve Collar, CEO di SES, intervenuto nella sessione dello scorso 6 aprile ha affermato di poter offrire un servizio ibrido che integra satelliti da più orbite. SES gestisce satelliti in orbite geostazionarie e una rete di satelliti in orbite terrestri medie a circa 5.000 miglia sopra la Terra. Collar ha affermato che il governo ha bisogno di accedere a una rete senza interruzioni che sfrutti più orbite per instradare il traffico in base alla domanda dei clienti.

A sostenere la tesi di una combinazione integrata anche Pradman Kaul, presidente di Hughes Network Systems, che ha informato della strategia ibrida in collaborazione con OneWeb. Hughes offrirebbe servizi dai propri satelliti geostazionari e connettività LEO tramite OneWeb. Ma è con Viasat che la corsa di Starlink potrebbe subire contraccolpi. Mark Dankberg, presidente esecutivo di Viasat, ha affermato che ci sono pro e contro in entrambe le scelte.

Viasat gestisce satelliti geostazionari ma già dallo scorso anno la società, aveva annunciato la costruzione di una costellazione di quasi 300 satelliti in orbita terrestre bassa a condizione di poter beneficiare dei sussidi della Commissione Federale per le Comunicazioni degli Stati Uniti per la banda larga nelle aree rurali. Seppure Viasat si pronuncia per l’orbita geostazionaria che a suo avviso presenta maggiori vantaggi, la compagnia svedese sposta il focus su un’altra problematica: le orbite LEO sono congestionate ed è un ambiente sempre più pericoloso.

Secondo Viasat i satelliti geostazionari non possono entrare in collisione e non interferire tra loro mentre le costellazioni non Geo possono schiantarsi contro un’altra costellazione e ogni costellazione può interferire con le altre. Viasat a dicembre ha presentato una petizione alla Federal Communications Commission per eseguire una revisione ambientale dello Starlink di SpaceX, sostenendo che il sistema satellitare pone rischi ambientali nello spazio e sulla Terra e la SpaceX ha definito la denuncia una mera abilità da gioco anticoncorrenziale.

Immagine in primo piano SpaceX lancia un lotto di satelliti Starlink il 24 marzo 2021. Credito: SpaceX