Fino ad oggi la comunità scientifica non aveva prove certe di una connessione tra variabilità solare e variabilità metereologica terrestre. Un nuovo studio del National Center for Atmospheric Research (NCAR) mostra per la prima volta una correlazione tra la fine dei cicli solari e uno dei fenomeni meteorologici periodici che si verificano sulla Terra: il passaggio da El Nino a La Nina, ossia il mutamento atmosferico dal riscaldamento (El Nino) al raffreddamento (La Nina) delle acque dell’Oceano Pacifico Centro-Meridionale e Orientale. Ciò che emergerebbe dallo studio è, dunque, un ruolo di guida da parte della variabilità solare sui mutamenti meteorologici del sistema Terra.

Alla base di questa nuova osservazione vi è il cambio dell’orologio solare attraverso cui gli scienziati “cronometrano” gli eventi meteorologici terrestri. L’orologio fin qui utilizzato era settato sul ciclo undecennale di comparsa e scomparsa delle macchie solari, uno dei fenomeni, oltre all’estensione della corona solare e il numero delle aurore (boreali e australi), attraverso cui l’attività solare si rende visibile. Purtroppo, a questa visibilità non corrisponde un’alta definizione e nitidezza del fenomeno: ogni singolo ciclo di macchie solari dura circa 11 anni ma senza un inizio e una fine ben distinti. La loro lunghezza sfocata e variabile ha comportato per gli scienziati l’impossibilità di utilizzare questo orologio sballato come riferimento per il clima della Terra.

Il nuovo orologio solare indossato dai ricercatori dello studio NCAR assume un diverso metro di misura, le bande di campo magnetico di carica opposta che avvolgono il Sole, e un nuovo ciclo osservato, il viaggio delle bande attorno alla stella. Il fenomeno oltre ad avere una durata doppia, 22 anni, è anche contenitore di quello precedente, il ciclo delle macchie solari. Queste, infatti, si manifestano quando le bande del campo magnetico viaggiano sulle medie latitudini del Sole. Ma ciò che interessa di più agli scienziati è che questo nuovo ciclo si è dimostrato essere di gran lunga regolare e ben scandito.

Il nuovo giro d’orologio solare, infatti, inizia con l’apparizione delle bande vicino alle latitudini polari della stella, per concludersi quando le stesse si incontrano nel mezzo, annichilendosi reciprocamente in quello che il team di ricerca ha chiamato evento terminatore. Sovrapponendo questo particolare scoccar della mezzanotte alla Terra, i ricercatori hanno osservato che i 5 eventi terminatori verificatisi tra il 1960 e il 2011 coincidono con il cambiamento meteorologico fondamentale per l’Oceano Pacifico: il passaggio da El Nino, quando le temperature della superficie del mare sono più calde della media, a La Nina, quando le temperature della superficie del mare sono più fredde della media. Secondo i ricercatori, l’interruttore dell’oscillazione di El Nino si sta azionando anche in questo periodo, assistendo, da un alto, alla fine del ciclo solare più recente, dall’altro, all’inizio di un nuovo evento La Nina nell’Oceano Pacifico.

Non approfondendo questo studio le ragioni fisiche della connessione tra Sole e Terra, gli autori dell’articolo concludono sottolineando la necessità per il futuro di ulteriori ricerche: l’obiettivo è quello di chiarire la natura del collegamento fisico tra il nostro pianeta e la sua stella e se la relazione tra la variabilità solare e quella dei nostri oceani sia di causa-effetto, potendo così migliorare la capacità di previsione di eventi come El Nino e La Nina.