A poco meno di anno dal lancio, Solar Orbiter sta realizzando le prime connessioni dirette tra gli eventi sulla superficie solare e ciò che accade nello spazio interplanetario attorno al veicolo spaziale. Ci sta anche fornendo nuove informazioni sui brillamenti solari in miniatura, denominati campfires, sulla meteorologia spaziale e sulla disintegrazione delle comete.
I dieci strumenti scientifici di Solar Orbiter – tra cui figurano il coronografo Metis, realizzato dall’Agenzia Spaziale Italiana in collaborazione con l’Inaf e il Cnr, diverse università italiane e istituti di ricerca sparsi in tutto il mondo, la Dpu (Data Processing Unit) di Swa (Solar Wind Analyser) e il software di Stix (Spectrometer/Telescope for Imaging X-rays) rilevatore di raggi X – sono suddivisi in due gruppi. Gli strumenti di telerilevamento guardano il Sole e la sua atmosfera estesa, la corona, mentre quelli in situ misurano le particelle attorno alla navicella, il vento solare, insieme ai campi magnetici ed elettrici. Rintracciare l’origine di quelle particelle che viaggiano dai campi magnetici fino alla superficie solare è uno degli obiettivi chiave di Solar Orbiter.
Durante il primo passaggio ravvicinato del Sole, avvenuto il 15 giugno scorso, la navetta si è avvicinata fino a 77 milioni di chilometri dal Sole raccogliendo una serie di dati che hanno permesso di calcolare la regione di origine del vento solare che colpisce la sonda e di identificare questa ‘impronta’ nelle immagini di telerilevamento. Nel giugno scorso questa firma è stata rilevata nel buco coronale, un’area dove la corona del Sole diventa meno densa e dove la temperatura è inferiore: da questa zona il vento solare fluisce a maggiore velocità rispetto ad altre aree.
Solar Orbiter ha anche arricchito le nostre conoscenze sul fenomeno dei campfires, minuscole eruzioni solari che hanno catturato l’attenzione degli scienziati. Il tipo di energia associata a questi eventi non è ancora nota, anche se l’esistenza dei nano-flare su piccola scala è un’ipotesi che ha sempre messo d’accordo la comunità scientifica.
Le osservazioni di Solar Orbiter sono cruciali poiché si ipotizza che i nano-flare siano responsabili del riscaldamento della corona e il loro studio potrebbe essere fondamentale per la risoluzione di uno dei grandi misteri della fisica solare: la differenza di temperatura tra la corona e la superficie del Sole. Gli scienziati hanno utilizzato Spice (Spectral Imaging of the Coronal Environment) per rivelare la velocità dei gas sulla superficie solare e lo strumento ha rilevato eventi su piccola scala in cui il gas si muove velocità significative, ma il fenomeno al momento non è stato ancora correlato con l’esistenza dei campfires.
Ma Solar Orbiter non si è limitata a occuparsi degli obiettivi della missione: a causa di una fortunata coincidenza gli scienziati si sono accorti che la sonda avrebbe avuto la possibilità di volare attraverso le due code della cometa Atlas e che avrebbe avuto modo di raccogliere dati sull’incontro. Tuttavia la cometa si è disintegrata prima del rendez-vous con Solar Orbiter – un evento che però non ha impedito alla sonda di individuare una serie di onde nei dati magnetici e di rilevare le polveri rilasciate dalla cometa mentre si divideva in tanti minuscoli pezzi.
Il vento solare è stato un protagonista di rilevo nelle osservazioni della sonda: Solar Orbiter lo ha misurato per gran parte della durata della missione e il 19 aprile scorso ha registrato un’espulsione di massa coronale (Cme) particolarmente interessante. Una Cme è un grande evento meteorologico spaziale, in cui miliardi di tonnellate di particelle vengono espulse dall’atmosfera esterna del Sole. Nel corso di questo fenomeno, Solar Orbiter si trovava al 20% circa del percorso dalla Terra al Sole. La navicella non è stata l’unica a osservare l’evento: la missione Stereo della Nasa lo ha rilevato insieme alla sonda Esa BepiColombo, impegnata nel suo fly-by intorno alla Terra.
Nel prossimo futuro, le opportunità per fare scienza multidisciplinare aumenteranno. Il 27 dicembre Solar Orbiter completerà il suo primo sorvolo di Venere. Questo evento permetterà alla sonda di avvicinarsi ancor di più al Sole e potrà effettuare misurazioni congiunte con la missione Parker della Nasa, che volerà intorno a Venere due volte nel corso del 2021.
Nello specifico Parker eseguirà alcune misurazioni in situ dall’interno dell’atmosfera solare e Solar Orbiter acquisirà le immagini della stessa regione. Insieme, i due veicoli spaziali forniranno sia i dettagli dell’ambiente sia una panoramica più ampia. Nel 2022 invece Solar Orbiter si avvicinerà a circa 48 milioni di chilometri dalla superficie del Sole: questo permetterà di osservare la nostra stella da un punto privilegiato e fornirà preziose informazioni sul suo comportamento anche in relazione ai cambiamenti climatici che stanno avvenendo sul nostro pianeta.
Guarda l’approfondimento sulle prime immagini del Sole